Cronaca nera

Caivano, spari in strada. È sfida contro lo Stato

Dopo il blitz dei giorni scorsi i clan fanno capire di non aver paura. Don Patriciello: "Torneranno"

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Hanno sparato all'impazzata da moto di grossa cilindrata, con il volto coperto, sfrecciando per i viali di Parco Verde a Caivano, il quartiere alle porte di Napoli sorto per accogliere gli sfollati napoletani del terremoto del 1980 dove la scorsa settimana il governo ha organizzato un blitz con 400 uomini per affermare la presenza dello Stato in una zona dove la camorra controlla una delle principali piazza di spaccio d'Europa. Prima nella notte tra domenica e lunedì, poi di nuovo in mattinata. In gergo tecnico si chiama «stesa», un gesto con cui i clan hanno voluto riaffermare la loro supremazia, lasciando intendere che non sono affatto intimoriti dalla presenza delle forze dell'ordine.

È stato di nuovo il parroco, don Maurio Patricello, dopo aver invitato la premier Giorgia Meloni a Caivano, a ribadire l'emergenza di un quartiere dove ormai la gente vive nel terrore e fa fatica ad uscire, nella consapevolezza che basti poco per morire colpiti da un proiettile vagante. «È pericoloso, qualcosa di inconcepibile. Le forze dell'ordine in questi giorni si stanno facendo in quattro, ma queste persone volano alla velocità della luce, avviene tutto in fretta e poi scappano via. Ma torneranno. La gente è nuovamente entrata nel terrore, è la terza volta che accade un episodio simile da quando a Caivano è venuto il presidente del Consiglio. Leggo questa cosa come una sfida allo Stato, come se volessero dire che non hanno paura», spiega il sacerdote che da anni combatte contro la criminalità. È come se i clan si sentissero stanati. E domenica, poco prima della mezzanotte, per la seconda volta in pochi giorni, hanno voluto riprendersi la scena. Ma il governo non ha intenzione di arretrare di un millimetro, anzi risponderà alla sfida con un ulteriore spiegamento di forze dell'ordine. Risponderà - spiega il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro - con l'unica legge che si conosca: «Quella dello Stato, delle divise e della legalità». «Quando la criminalità si ribella allo Stato e alle sue azioni, quando reagisce con violenza o con attacchi dimostrativi per seminare il terrore fra i cittadini, come la stesa a colpi di pistola avvenuta a Caivano, vuol dire che stiamo andando sulla strada giusta», il commento di Licia Ronzulli, presidente dei senatori di Forza Italia.

Don Patricello, che prima di convocare la Meloni aveva invitato a Caivano anche Renzi e Conte, ribadisce la necessità di andare oltre i colori politici e «mettere al bando le polemiche inutili e strumentali, a favore di un impegno unitario e bipartisan». Il parroco respinge anche le polemiche sulla «militarizzazione» del territorio: «Che le forze dell'ordine da sole non bastino è evidente, qui ci vuole anche cultura, bellezza, sport, servizi sociali, e si sta cercando di farlo. Però domenica sera ci volevano le forze dell'ordine, per mettere al sicuro le persone, non i maestri elementari», sottolinea. Anche se a Caivano la scuola sente si avere un ruolo importante, come ha ricordato ieri la preside-coraggio di Parco Verde, Eugenia Carfora: «Ai ragazzi dico: non abbiate paura, con la scuola la vostra vita cambierà. Non saranno i botti e gli spari a fermarci». La dirigente scolastica dell'Istituto Tecnico Francesco Morano sta preparando l'apertura dell'anno per dare sicurezza e fiducia ai ragazzi e alle famiglie: «Non possiamo e non dobbiamo scappare da qui, questo luogo appartiene al popolo e per questo va rispettato.

Caivano viene dipinto come il luogo peggiore del mondo, ma non è così, è bello, è ricco, serve un nuovo inizio ed ora c'è anche una maggiore attenzione da parte dello Stato».

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