Calci e pugni alla ragazza per farla abortire. Lui arrestato, lei portata in una struttura protetta. Una storia agghiacciante quella accaduta nel pieno centro storico di Catanzaro martedì sera al termine di una lite furibonda fra un ventenne di origini marocchine, pregiudicato per droga e rapina, e una sedicenne italiana al terzo mese di gravidanza.
Il giovane, che vive in un appartamento con i genitori, da qualche mese frequenta Maria, nome di fantasia. La ragazzina ha alle spalle una storia familiare di degrado, crede di trovare una nuova vita con Ahmed. Ma non è così. I giorni scorsi Maria scopre di essere incinta e corre a casa del ragazzo per dargli la bella notizia. «Andremo a vivere assieme», gli dice. Lei è felice, lui no. Escono in strada per parlare da soli. Si fermano sulle panchine in pieno centro e discutono. Lui cerca di convincerla con le buone che il bambino non può tenerlo. Lei è irremovibile, di perderlo non ci pensa proprio. Volano parole grosse, schiaffi e spintoni. Fino a quando Ahmed la fa cadere a terra e la riempi di calci sulla pancia. Il suo scopo è chiaro ai carabinieri intervenuti successivamente sul posto: il 20enne vuole farla abortire.
Le urla della poveretta attirano alcuni passanti, Ahmed fugge a gambe levate, Maria viene soccorsa. Un'ambulanza la porta all'ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro dove viene medicata e sottoposta a tutti gli accertamenti del caso. «Fortunatamente danni al feto non ci sono stati - spiegano i medici -, l'abbiamo dimessa con 21 giorni di prognosi per contusioni ed ecchimosi varie». Dalla segnalazione dei medici di guardia all'intervento dei carabinieri della vicina stazione di piazza Trieste passano pochi minuti. Il racconto-denuncia della ragazza, minorenne, è preciso. Il soggetto è noto al casellario giudiziario per una serie di reati contro il patrimonio, soprattutto per spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti. I militari vanno sul posto dov'è avvenuto il pestaggio, acquisiscono i filmati delle telecamere di sorveglianza disseminate in strada, prendono a verbale numerosi testimoni. «Dalla finestra abbiamo visto quel maledetto che la riempiva di calci e schiaffi», spiega una donna. Dai video nessun dubbio e giovedì il gip firma l'ordine di cattura. Ahmet viene portato in caserma dove gli viene notificata l'ordinanza di custodia cautelare. In attesa dell'interrogatorio di garanzia, su richiesta della Procura di Catanzaro, il giudice dispone per lui gli arresti domiciliari. Le accuse: maltrattamenti in famiglia e tentato procurato aborto, reato quest'ultimo che prevede una pena dai 4 agli 8 anni di carcere.
Quella dei maltrattamenti in famiglia, o comunque fra partner, è una piaga pari a quella del femminicidio. Secondo i dati Istat, l'Istituto nazionale di statistica, il 31,5 per cento delle donne dai 16 ai 70 anni, 6 milioni e 788mila, ha subìto nel corso della vita violenza fisica o sessuale. Il 20,2 per cento (4,353 milioni) ha subìto violenza fisica. In particolare il 13,6 per cento delle donne è stata picchiata dal partner o ex partner (2,8 milioni).
Le donne che subiscono minacce sono il 12 per cento, quelle spintonate o strattonate l'11,5 per cento, quelle prese a schiaffi, calci, pugni e morsi superano il 7 per cento. Le forme più gravi di violenza sono quelle fatte da fidanzati/conviventi, parenti o amici. Le violenze fisiche sono per la maggior parte opera di partner o ex partner.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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