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Camorristi ma con il reddito. Scoperta altra truffa a Napoli

Una ventina di affiliati ai clan ha frodato 220mila euro. In meno di due anni si sono "volatilizzati" 300 milioni

Camorristi ma con il reddito. Scoperta altra truffa a Napoli

«La Meloni vuole togliere il reddito, non ci resta che scendere in strada a fare le rapine. O bisognerà aumentare le estorsioni». Le conversazioni tra boss della camorra intercettate nello scorso settembre dalla squadra mobile di Napoli erano veritiere. Il sussidio promosso dall'ex ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, all'epoca del primo governo Conte è un formidabile mezzo per finanziare la criminalità organizzata campana.

Lo ha confermato ieri il blitz dei Carabinieri nell'hinterland vesuviano e sulla fascia costiera le province di Napoli e Salerno. L'ultima indagine sui «furbetti del reddito» , condotta dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, ha portato alla luce un danno erariale di circa 220mila euro, provocato dalle percezioni indebite accertate tra marzo 2019 e settembre 2021. Ieri sono stati effettuati ben 20 sequestri: a carico degli indagati l'accusa di truffa aggravata e omessa comunicazione delle variazioni di informazioni rilevanti. Tutti gli indagati, infatti, sono legati da vincoli di parentela a esponenti di diverse consorterie criminali locali, operanti in particolare modo nell'area orientale di Napoli, nel vesuviano e a Stabia e Torre Annunziata. Dal clan D'Alessandro ai De Luca Bossa-Minichini, passando per i Batti, i Di Gioia-Papale e il clan IV Sistema: la longa manus della camorra torna così ad essere associata agli abusi Gli indagati avrebbero evitato di comunicare all'Inps di essere sottoposti a misure cautelari o di avere familiari sottoposti alle medesime, circostanza che comporta il respingimento della domanda o la decadenza immediata.

Sempre ieri a Roma i Carabinieri hanno denunciato 27 persone, componenti di 15 nuclei familiari che, a vario titolo, avrebbero prodotto dichiarazioni mendaci per la percezione del reddito di cittadinanza e del reddito di emergenza. In questo caso, il buco per le casse dello stato è di 34.680 euro. Le statistiche più recenti della Guardia di Finanza hanno evidenziato che dal primo gennaio 2021 al 31 maggio 2022 sono stati scoperti illeciti relativi al reddito di cittadinanza per un valore pari a 288 milioni di euro con 29mila persone denunciate alla magistratura.

«La riforma del reddito di cittadinanza è una priorità di questo governo. Un impegno che intendiamo condurre con decisione, anche per porre fine a fatti illeciti», ha commentato il viceministro al Lavoro, Maria Teresa Bellucci (Fdi) sottolineando che «quanto accaduto è una umiliazione nei confronti di milioni di cittadini onesti e bisognosi, l'ennesima truffa ai danni dello Stato». Secondo il vicecapogruppo di Fdi alla Camera, Alfrfedo Antoniozzi, «quello che è stato scoperto a Napoli si è verificato anche in Calabria e Sicilia: sono stati circa 100 milioni di euro i soldi andati alle mafie il 2022 derivanti da false comunicazioni di affiliati alle cosche».

Questi dati confermano la validità dell'impianto della legge di Bilancio 2023 che dall'anno prossimo abolirà il sussidio grillino. Gli occupabili lo riceveranno per soli 7 mesi, mentre - nelle more di una riforma complessiva - i non occupabili (famiglie con anziani, disabili o minori), continueranno a goderne fino a fine anno. Saranno potenziati i corsi di formazione obbligatoria per chi percepisce il reddito. La quota destinata al pagamento dell'affitto sarà erogata direttamente al locatore, ma per questo tipo di cambiamento sarà necessario un decreto attuativo. Come ha spiegato il ministro del Lavoro, Marina Calderone, «chi si trova in difficoltà continuerà ad essere tutelato, ma la povertà si contrasta con il lavoro non con i sussidi a vita».

Il reddito di cittadinanza non sarà il solo caposaldo del giacobinismo grillino a essere cassato dal nuovo esecutivo. Oltre al «fine prescrizione mai» dell'ex ministro della Giustizia Bonafede, un'altra trovata di Luigi Di Maio ha le ore contate. Si tratta dei vincoli sui contratti a termine introdotto con il dl Dignità.

Obiettivo del governo è eliminare le causali fino a 24 mesi di durata, rimandando ai contratti nazionali quelle per i rinnovi per ulteriori 12 mesi.

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