La campagna della sinistra: minacce, insulti, aggressioni

Lega e meloniani nel mirino dei militanti "democratici". L'ultimo assalto a Bologna: "Vi appenderemo tutti..."

La campagna della sinistra: minacce, insulti, aggressioni

Questa campagna elettorale sarà ricordata anche per il numero di aggressioni subite dalle iniziative dei militanti del centrodestra. Forse certa stampa non ha troppo interesse a sottolineare questo aspetto ma la coalizione composta da Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia ha assistito a dei veri assalti, a volte anche continuativi, spesso pure di gruppo, e quindi organizzati, e magari pure fomentati da alcune tonalità propagandistiche che abbiamo avuto modo di udire in queste settimane. Gli stessi toni che poi tendono a scomparire quando le urne diventano lontane sotto il profilo temporale. Comunque, il fenomeno delle aggressioni subite dal centrodestra esiste. E questo al netto dei tentativi di far scomparire tutto sotto la consueta patina di relativismo. Facciamo qualche esempio.

La scorsa settimana un gazebo di Forza Italia è stato distrutto di notte, in piazzale Corvetto, a Milano. I vandali hanno pensato bene di sparpagliare il materiale elettorale, scrivere frasi offensive sul tendone del gazebo e così via. Sempre a Milano, in quest'ultimo periodo, Fdi ha subito due aggressioni: una, in viale Papiniano, durante il mercato, per cui risultano indagati quattro anarchici per «attentato contro i diritti politici del cittadino»; un'altra in largo Cairoli, dove un altro gazebo è stato interessato dal vandalismo di uno studente belga che è stato denunciato per danneggiamento aggravato. Poi c'è il caso di Bologna, dove i militanti del partito guidato da Giorgia Meloni sono stati accerchiati tre giorni fa, mentre erano intenti a distribuire materiale agli elettori con l'ausilio di un banchetto. Il tutto condito da un: «Vi appenderemo tutti». Cambiando le coordinate partitiche, il discorso non cambia. Matteo Salvini, dopo uno dei tanti episodi, ha voluto anche rimarcare la portata statistica: «In questa campagna elettorale siamo arrivati a 50 aggressioni violente a militanti della Lega. L'ultima, a Marina di Carrara, effettuata da un branco di teppisti che hanno sfasciato, bastonato e derubato militanti giovani e anziani della Lega. Questi elementi sono figli di clima d'odio generato da politica e giornali», ha ricordato l'ex ministro dell'Interno. Il caso di Marina di Carrara, dove il raid è stato effettuato da una cinquantina di persone, risale a metà settembre ma nel frattempo la campagna elettorale non ha subito una sterzata tesa alla pacificazione, anzi. Il centrodestra continua a essere preso di mira, tant'è che la Meloni, dopo una serie di comizi in cui è stata bersagliata da insulti, si è dovuta rivolgere al ministro Lamorgese, domandandosi se si stia «cercando l'incidente» per poi costruire una narrativa sulla mancanza d'affidabilità. Sempre la Meloni, vale la pena ricordarlo, è stata oggetto di minacce firmate Brigate Rosse, con le scritte apparse a Mestre. È in questo contesto che il ministro degli Esteri Di Maio ha voluto rivolgersi così al vertice di Fdi: «Meloni non viene a Napoli? È chiaro che non si fa vedere, è meglio che non si faccia vedere proprio», ha asserito tre giorni fa. Il centrodestra sta reagendo compatto a tutto questo. Rispetto a quello che dovrebbe mettere in campo l'inquilina del Viminale, è intervenuto anche il senatore meloniano Giovanbattista Fazzolari: «È in atto una inaccettabile e pericolosa strategia della tensione contro Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni messa in atto dalla sinistra e dai media ideologizzati, ma quello che è ancora più grave è che questo sia fatto nel totale immobilismo del ministro dell'Interno Lamorgese», ha premesso.

E ancora: «Chi dovrebbe garantire l'ordine pubblico consente che tutte le manifestazioni di Fratelli d'Italia siamo disturbate da contestatori di sinistra. Evidentemente - ha aggiunto - qualcuno sta cinicamente facendo di tutto per far scoppiare un incidente. Questi sono metodi da regimi comunisti alla Ceausescu», ha chiosato.

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