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Il "campo largo" del Pd arruola gli ecologisti. "Ma basta coi fighetti"

Dai Verdi alle Sardine, Letta guarda a sinistra. E Zingaretti punge Calenda

Il "campo largo" del Pd arruola gli ecologisti. "Ma basta coi fighetti"

Il «campo largo» di Enrico Letta cambia colore.

Da giallorosso a rossoverde: il segretario dem si prepara a «mollare» Conte e prova a trapiantare nel giardino del centrosinistra i «cespugli» progressisti e ambientalisti nazionali e locali. Quindi, anche autonomisti, deluchiani e Sardine. Perché la legge elettorale Rosatellum impone le alleanze nei collegi uninominali.

Il sistema elettorale attualmente in vigore, infatti, prevede che il 36% dei seggi di Camera e Senato sia assegnato con sistema maggioritario nei collegi uninominali. Il Pd, con le attuali percentuali attribuite da quasi tutti i sondaggisti, difficilmente riuscirebbe a spuntarla correndo da solo. Quella delle intese elettorali è una strada obbligata.

Il Pd non chiude, per ora, definitivamente le porte a un'alleanza con il Movimento cinque stelle di Giuseppe Conte. Ma le ultime posizioni sul conflitto in Ucraina assunte dall'ex premier grillino imbarazzano il Nazareno.

E non solo: anche dalle parti del Quirinale c'è chi suggerisce al segretario Letta di smarcarsi dall'abbraccio con i Cinque stelle in versione contiana.

Ma la competizione elettorale impone al Partito democratico di stringere patti alle urne. Per non consegnare una vittoria, quasi certa, alla coalizione di centrodestra. Ed ecco che la strategia cambia: si corteggiano nuovi partner. Prima mossa: la virata a sinistra. Si punta a rafforzare il lato sinistro della coalizione. In tale strategia si inserisce l'accordo, ormai fatto, con la nuova creatura «Alternativa comune», l'aggregazione della sinistra ecologista battezzata ieri al Pigneto di Roma.

Alla convention romana di Alternativa comune, i partiti Leu, Europa verde, Sinistra italiana lanciano la candidatura di Daniele Leodori, attualmente vicepresidente della giunta con deleghe di peso come Programmazione economica, Bilancio e Demani, per la guida della Regione Lazio. E all'iniziativa politica guardano con grande interesse Letta e i vertici del Pd. L'obiettivo è calare nei collegi uninominali candidature competitive.

Nel Lazio la trattativa con Alternativa Comune è alle battute finali: si chiude nei prossimi mesi. C'è il via libera del presidente uscente Nicola Zingaretti: «Dobbiamo essere intransigenti fra i due opposti estremismi: il conservatorismo che non cambia la condizione di vita delle persone e dà ai populismi e ai fascismi la bandiera per rappresentare ingiustamente certi valori. Così come non serve il fighettismo che usurpa in Italia la parola riformismo» affonda il presidente della Regione. Frecciata al veleno contro Azione di Carlo Calenda.

Zingaretti fa il punto sulle alleanze: «Un campo largo che lavori per realizzare obiettivi comuni. Unire la transizione ecologica, la digitalizzazione, all'inclusione sociale vorrà dire fare delle scelte. Quindi serve riorganizzare una parte di Italia affinché, ripeto, lo sviluppo sia sostenibile dal punto di vista sociale ambientale e offra opportunità».

In Campania Letta strizza l'occhio a due movimenti civici: Campania Libera (movimento politico fondato dal governatore Vincenzo De Luca) e Noi Campani, la creatura politica di Clemente Mastella. In Emilia Romagna il disegno del segretario dem è quello di portare in coalizione le Sardine e il movimento Emilia coraggiosa di Elly Schlein. Ovviamente, Letta mette sul piatto posti in Parlamento nei collegi (che saranno sottratti al Pd). E poi in Sardegna e Sicilia con i Progressisti di Massimo Zedda.

Letta si è messo in testa di fare il federatore.

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