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Cannabis (medica) di Stato. E c'è chi pensa al liberi tutti

Da oggi verrà ampliata la produzione. Ma nessuno lo utilizzi come viatico per lo sdoganamento totale

Cannabis (medica) di Stato. E c'è chi pensa al liberi tutti

L'annuncio della firma di un accordo tra il ministero della Difesa e quello della Salute presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare per ampliare la produzione di cannabis medica, testimonia i progressi in corso per accrescere la disponibilità di cannabis per uso terapeutico nel nostro Paese.

Nonostante sia poco noto, in Italia l'utilizzo della cannabis per finalità mediche è già legale, eppure si tende a fare confusione (più o meno in buona fede) tra un suo uso ricreativo e terapeutico. Un'ambiguità che rischia di essere fuorviante in vista del referendum sulla cannabis che dovrebbe avvenire nel 2022. Il rischio è far passare il messaggio che, chi è contrario ai quesiti referendari, si opponga anche all'uso della cannabis per finalità mediche ma così non è. Un conto infatti è consentirne l'utilizzo previa prescrizione medica e in casi sanitari in cui la cannabis può costituire un aiuto alla terapia, un altro è sdoganarne l'utilizzo tra giovani e giovanissimi dimenticando i pericolosi connessi a una sostanza stupefacente che genera dipendenza.

Come avvenuto in passato con altri quesiti referendari, l'evenienza che non vi sia la necessaria chiarezza su un tema delicato e che interessa la salute è concreta, così come il fatto che nell'opinione pubblica si trasmetta un messaggio fuorviante attribuendo al referendum una valore che non ha.

Giusto perciò fare un po' di chiarezza e scindere i due piani. Come spiega la Fondazione Veronesi in un articolo sul suo sito: «Cannabis terapeutica e spinello non sono la stessa cosa. Ecco perché parlare di legalizzazione tout court della marijuana non ha senso da un punto di vista medico», aggiungendo: «Sull'utilizzo della cannabis regna confusione. Il consumo ad uso ricreativo non ha nulla a che vedere con l'utilizzo medico».

Far passare il messaggio che, siccome la cannabis viene utilizzata per finalità mediche, allora si può legalizzarla anche per uso ricreativo, non è solo sbagliato ma anche pericoloso. Secondo il dottor Vittorio Guardamagna, direttore dell'Unità di Terapia del Dolore presso l'Ieo di Milano «le sostanze contenute all'interno delle infiorescenze della cannabis variano da pianta a pianta. Per ottenere un effetto terapeutico occorre bilanciare in maniera controllata i diversi componenti. Ecco perché la marijuana acquistata tramite canali non ufficiali non si può considerare farmaco».

Alla luce di queste differenze, il fatto che venga siglato un accordo per ampliare la produzione di cannabis medica, non deve farci dimenticare che la cannabis costituisce una sostanza stupefacente e i pericoli connessi alla sua dipendenza al di fuori del campo medico.

Dietro al roboante slogan «cannabis legale», si nasconde un referendum con una serie di rischi e insidie: se dovesse prevalere il sì, ad essere legalizzata non sarebbe solo la coltivazione di cannabis per uso ricreativo ma «di qualsiasi pianta» aprendo la strada a uno sdoganamento delle droghe che è l'ultima cosa di cui avremmo bisogno per contrastare le dipendenze da sostanze stupefacenti e per trasmettere un giusto messaggio ai più giovani.

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