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Caos surrogata e anagrafi. I sindaci ora fanno da soli

Comuni alleati e anche Roma sfida il governo. Il ministro: "Quella pratica ha connotati razzisti"

Caos surrogata e anagrafi. I sindaci ora fanno da soli

Nonostante la decisione del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi sullo stop alla registrazione dei figli di coppie omogenitoriali, i sindaci italiani continuano a muoversi in ordine sparso. C'è chi si è adeguato alla circolare del Viminale e chi, soprattutto tra i primi cittadini di centrosinistra, continua a opporsi ai prefetti. Tutto è cominciato a Milano, con Beppe Sala che ha dato il via alla registrazione dei figli di coppie Lgbt. Poi l'hanno seguito altri sindaci.

Dal capoluogo lombardo alla Capitale, è arrivato anche il no del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, pure lui del Pd. «Roma Capitale procederà alla trascrizione integrale dei certificati di nascita costituiti all'estero con due mamme, fattispecie per la quale riteniamo l'indirizzo della giurisprudenza molto chiaro», spiega Gualtieri in una giornata in cui ci sono state una serie di manifestazioni delle famiglie arcobaleno in tutta Italia. Da Roma a Catania, da Genova a Palermo, dopo il corteo della scorsa settimana a Milano. «In queste settimane ho portato avanti il dialogo con molti sindaci del nostro Paese e ci sentiremo ancora all'inizio della prossima settimana per fare insieme un punto finale sulle possibili iniziative da intraprendere collettivamente nell'esclusivo interesse dei minori», continua Gualtieri. L'obiettivo del sindaco è quello di mettersi alla testa del movimento a favore della registrazione dei figli di coppie dello stesso sesso, facendo concorrenza politica a sinistra a Sala. E, più in generale, i sindaci di centrosinistra puntano a portare la questione dal piano legale e burocratico a un piano più strettamente politico. Gualtieri torna anche sulla maternità surrogata, argomento tornato di stretta attualità in questi giorni. Il sindaco Pd ed ex ministro dell'Economia vuole eliminare gli «ostacoli alla trascrizione e alla registrazione dei figli di coppie di donne, non riconducibili a una gestazione per altri, chiaramente esclusa dalla legge e che nessuno sta chiedendo di legalizzare».

Dalla manifestazione romana di piazza Santi Apostoli Gualtieri cerca di fissare una road map per le iniziative dei Comuni ribelli. «Martedì ci sentiremo per fare il punto sulla proposta e valuteremo insieme le prossime tappe con i sindaci delle più grandi città italiane: Milano, Bologna, Napoli, Firenze e Bari», annuncia. Oltre a Gualtieri e Sala, quindi, sono in prima fila Matteo Lepore, Gaetano Manfredi, Dario Nardella e Antonio Decaro, tutti a capo di giunte di centrosinistra. La richiesta è quella di «un'iniziativa legislativa». Parla di «vuoto normativo che va colmato» anche il sindaco di Verona Damiano Tommasi, ex calciatore della Roma eletto con il Pd. In Veneto è sulla stessa linea di Tommasi il suo collega di Padova, Sergio Giordani. Giordani ha motivato così il suo rifiuto di adeguarsi alle direttive del Viminale: «Ho il dovere di tutelare gli interessi dei bambini». Anche il sindaco leghista di Treviso Mario Conte si è espresso a favore della registrazione dei figli di coppie omogenitoriali.

Alessandra Maiorino, vice capogruppo M5s al Senato, dalla manifestazione romana parla

di «vergognoso vuoto normativo». Mentre la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella invita i sindaci dem «a rispettare la norma nazionale» e a Zona Bianca su Rete4 tuona: «La maternità surrogata ha connotazioni razziste».

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