
È stato il tormentone di questa estate sotto gli ombrelloni del mitico Bagno Piero al Forte. E ieri è arrivata la conferma ufficiale: Giorgio Armani ha annunciato di aver raggiunto l'accordo per l'acquisizione de La Capannina di Forte dei Marmi, lo storico locale fondato nel 1929 da Achille Franceschi e dal 1977 acquisito e gestito da Gherardo Guidi (scomparso nell'ottobre 2024) e dalla moglie Carla. "La Capannina - si legge in un comunicato - è simbolo, da quasi un secolo, della mondanità italiana e crocevia di artisti e intellettuali. Per Giorgio Armani, da sempre legato a Forte dei Marmi, rifugio personale e luogo di vacanza, questa acquisizione rappresenta un gesto affettivo, un ritorno alle origini e un tributo alla tradizione italiana". Proprio qui, in fondo è nato il 24 luglio 1973 il brand Giorgio Armani, grazie all'incontro dello stilista con Sergio Galeotti, che lo convinse a mettersi in proprio lanciando la propria casa di moda a Milano.
La storia della Capannina ebbe inizio nel 1929, quando l'albergatore Franceschi comprò e trasformò una capanna per gli attrezzi dei pescatori sulla spiaggia mettendo tavolini, un bancone per i drink e un grammofono. Inizialmente era un ritrovo per giocare a carte davanti al mare in cui il nobile fondatore accoglieva i Visconti di Modrone, i Della Gherardesca, i Della Robbia, i Rospigliosi, gli Sforza e i Giovannelli a sorseggiare il nuovo cocktail Negroni. Dalla Capannina sono passati Montale, Ungaretti e Primo Levi, ma vi si sono esibiti Gilbert Becaud e Paul Anka, Edith Piaf e i Platters. Con il passaggio della gestione a Guidi, arrivò una nuova generazione di artisti come Patty Pravo, Ray Charles, Peppino di Capri, Gloria Gaynor e Ornella Vanoni. Poi il nuovo boom dopo Sapore di Mare dei Vanzina nel 1982, con gli amori di Jerry Calà che per anni ha continuato a esibirsi al pianoforte.
Chi l'ha frequentata negli anni Novanta si ricorderà sicuramente della selezione fatta da Otello all'ingresso, o di Giulio che parcheggiava le Porsche, le Ferrari ma anche le Fiat 500 degli anni Settanta, decapottabili. Lì, a due passi dall'edicola, sempre vestito con camicia e cappello alla marinara, Giulio non parcheggiava macchine, sistemava storie. E Otello conosceva tutti, i genitori gli hanno presentato i figli, i figli gli hanno presentato i nipoti, generazioni intere. Chi voleva entrare con ciabatte, maglietta o bermuda era già fuori. In Capannina si entrava solo con la giacca, al massimo con la camicia a manica lunga, rivoltata ma non fino all'avambraccio, con il maglioncino in vita o sulle spalle.
La nuova gestione partirà dalla stagione estiva 2026. Zero dettagli ufficiali sul prezzo ma i rumors parlano di almeno 12 milioni di euro. Li vale tutti, soprattutto per quello che è stata per decenni più che per quello che era diventata di recente in una Versilia già profondamente cambiata rispetto agli anni d'oro. Gli interni sono rimasti uguali, il soffitto coperto di vimini, il cotto per terra, le sedie in legno di pino e faggio, avorio, arancione e "verde Capannina".
Ma il pubblico non sempre: nel 2023 il locale è stato brevemente chiuso per rissa e alcol ai minori. Nel 2029 celebrerà i suoi primi cento anni. I nostalgici delle serate in pista o al piano bar tra orchestre e stelle, chi sente ancora il sapore di quel mare, sperano che Re Giorgio riporti la magìa e l'eleganza.