A forza di camminare sul ciglio, il rischio è quello di scivolare giù. Così, non stupisce che in questo sali e scendi di affondi più o meno populisti Matteo Salvini si sia fatto prendere la mano. Il casus belli è quello del tweet in cui si inneggia a «sparare ai giudici comunisti di merda», rilanciato dal profilo del segretario della Lega. Un «errore dello staff», spiega a stretto giro Salvini prendendo le distanze da quello che definisce «un tweet farneticante». Il punto, però, è che comunque siano andate le cose, prima della smentita in molti avevano considerato plausibile l'affondo del leader del Carroccio che, sempre più nelle ultime settimane e su diversi fronti, sta alzando l'asticella.Una strategia determinata con ogni probabilità dall'imminente campagna elettorale per le prossime Amministrative, una tornata elettorale in cui Salvini vuole contarsi per far pesare i suoi voti in vista delle prossime politiche.
Di qui le accelerazioni, non sempre lineari. Anzi, nell'ultimo mese Salvini ha dato in diverse occasioni l'impressione di essere piuttosto ondivago.Il caso Roma è quello più eclatante, perché è legittimo - e soprattutto comprensibile all'elettore - che il segretario della Lega voglia affrancarsi da Silvio Berlusconi e magari costruirsi un suo profilo autonomo. Decisamente meno lineare è invece il tira e molla su Guido Bertolaso. Prima il via libera formalizzato dopo un vertice a tre con Berlusconi e Meloni, poi lo stop e l'idea dei gazebo della Lega, seguito dall'ok alle gazebarie di tutto il centrodestra che si terranno oggi e domani, fino all'ultimo dietro front arrivato ieri con un laconico «Bertolaso non è il mio candidato».
Tutto e il contrario di tutto. Una strategia che, per quanto Salvini possa non considerare Roma un core business della Lega, certo non ha fatto la gioia di un elettorato di centrodestra che nella capitale è sempre più spaesato. E infatti il punto non è Roma, cui il leader del Carroccio guarda con interesse visto il suo progetto di allargare la base elettorale della Lega oltre i suoi confini tradizionali. Tant'è che pure a Milano di slalom ce ne sono stati.
Il più clamoroso quello su Ncd che, nonostante gli strali sdegnati di Salvini contro Angelino Alfano, sostiene insieme al Carroccio la candidatura a sindaco di Stefano Parisi. Che poi il leader della Lega oggi ripeta come un mantra che «Maurizio Lupi non è Alfano» lascia davvero il tempo che trova.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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