
Iter più semplici per le sanatorie e sanzioni commisurate alla gravità degli abusi. Stop alle doppie richieste di documenti, informazioni e dati già in possesso della pubblica amministrazione ai fini del rilascio dei titoli edilizi. Sono due delle tante novità contenute nella bozza di disegno di legge delega per la riforma del Testo unico dell'edilizia. Il documento, elaborato dal ministero delle Infrastrutture, punta a un riordino complessivo della normativa che regola cantieri e costruzioni, con l'obiettivo dichiarato di semplificare procedure e ridurre gli oneri burocratici per cittadini, imprese e amministrazioni locali. Si tratta, però, di un testo ancora preliminare, suscettibile di modifiche e senza un calendario definito per l'approdo in Consiglio dei ministri e in Parlamento.
L'impianto riprende molte linee già viste nel decreto salva-Casa presentato nel 2024 dal vicepremier Matteo Salvini ma arenatosi di fronte alla quasi invincibile burocrazia regionale. Di qui la scelta di procedere con la legge delega che, sebbene abbia tempi più lunghi (18 mesi), riforma complessivamente la disciplina dell'edilizia.
Tra i principi generali compare la creazione di un punto di accesso unico per tutte le istanze edilizie: richieste, dichiarazioni, segnalazioni, comunicazioni dovranno confluire in una piattaforma integrata, con l'obiettivo di superare le doppie richieste di documenti già disponibili nella banca dati della pubblica amministrazione. Il meccanismo del silenzio-assenso o del silenzio devolutivo in caso di inerzia della Pa diventa uno strumento chiave per ridurre tempi e incertezze.
Uno dei nodi storici che la riforma vorrebbe sciogliere riguarda l'attestazione dello stato legittimo dell'immobile, oggi spesso complessa e fonte di contenziosi nelle compravendite e nei lavori di ristrutturazione. L'obiettivo è definire criteri chiari e documentazione standard per dimostrare la conformità degli edifici, evitando interpretazioni divergenti tra uffici tecnici. Prevista anche una semplificazione dei mutamenti di destinazione d'uso, per favorire il riuso del patrimonio edilizio in risposta a nuove esigenze abitative, produttive e sociali.
Il capitolo più delicato riguarda la gestione delle difformità e delle possibili sanatorie. Il ddl mira a classificare in modo univoco le violazioni edilizie e a snellire i procedimenti per la regolarizzazione, anche superando il rigido principio della doppia conformità che oggi rende spesso impossibile sanare interventi risalenti, soprattutto quelli realizzati prima del 1967.
Il rilascio di titoli in sanatoria, però, sarà vincolato alla messa in sicurezza dell'immobile e all'adeguamento agli standard tecnici inderogabili su stabilità, igiene e risparmio energetico. Le sanzioni dovranno essere proporzionate alla gravità dell'abuso e al valore delle opere, con particolare attenzione ai beni culturali e paesaggistici.
Come già avviene in sanità o assistenza sociale, anche in edilizia verranno fissati Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) validi su tutto il territorio nazionale: requisiti minimi di sicurezza, salubrità, accessibilità e risparmio energetico, ma anche standard procedurali uniformi
per i titoli abilitativi. Il governo punta, infine, a riordinare e aggiornare la normativa tecnica sulle costruzioni, armonizzando le regole su resistenza sismica, sostenibilità e superamento delle barriere architettoniche.