Indagare su Etruria? Macché. Cercare la verità? Meglio di no, sosteneva Pier Ferdinando Casini solo qualche mese fa. «Strumentalizzare questioni tanto delicate, che riguardano i risparmi degli italiani e che sono già all'attenzione della magistratura, significa prepararsi a una campagna elettorale irresponsabile. Lasciamo le indagini alla giudici, senza ingerenze del Parlamento». Nel frattempo l'ex presidente della Camera deve aver cambiato idea: infatti a guidare la commissione d'inchiesta sugli istituti di credito sarà proprio lui. E così, protestano i grillini, la questione banche è stata messa in banca.
Casini è stato eletto con 21 voti su quaranta. I vicepresidenti saranno il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta e il senatore Pd Mauro Maria Marino. «Svolgerò il mio ruolo senza timidezza», ha dichiarato a caldo Casini, che si è già dimesso dalla presidenza della commissione Esteri per incompatibilità e che è in cerca di visibilità e di posti in lista in vista delle elezioni. «La presidenza toccava alle opposizioni», dice Giorgia Meloni. Fdi si è astenuto e nemmeno Forza Italia ha messo su le barricate. «Noi non lo abbiamo votato - commenta Brunetta - ma siamo soddisfatti dell'esito finale. Intendiamo fare chiarezza».
La presidente dell'Associazione Vittime del Salvabanche, Letizia Giorgianni, invece, è furiosa: «Ecco la pietra tombale sulla vicenda banche. Già una commissione d'inchiesta a fine legislatura era una barzelletta, adesso un altro sfottò: vi volete prendere gioco di noi, fino all'ultimo. Senza nessuna vergogna».
Casini non ha certo le competenze tecniche per addentrarsi nei conti delle banche e per capire quali siano stati i prodotti venduti ai risparmiatori, ma è un politico di lungo corso. Ex segretario dell'Udc, ex presidente della Camera dei deputati, una vita al centro flirtando di volta in volta a destra e a sinistra, ora sicuramente potrà spendere la sua capacità, da vecchio democristiano, per mediare tra i diversi fronti che si scontreranno in commissione.
A ballare è soprattutto la posizione del Pd e di Maria Elena Boschi: suo padre era vicepresidente dell'istituto e lei stessa è stata tirata in ballo da Ferruccio de Bortoli. La ministra avrebbe avuto un colloquio con l'ex amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, per convincerlo a salvare la Banca. Si riuscirà a fare chiarezza?
Non si direbbe, almeno stando ai dubbi espressi in precedenza da Casini sulle commissioni parlamentari, «istituti che vanno maneggiati con cura istituzionale, evitando che siano solo cassa di risonanza di polemiche tra i partiti». A suo parere «il più delle volte questi organi sono istituiti solo per interessi dei singoli o per affrontare in modo puramente scenografico quello che il legislatore dovrebbe risolvere con gli strumenti normativi a disposizione». Adesso non la pensa più così. Il suo obbiettivo è «dare una prima risposta di verità ai risparmiatori coinvolti».
Anche il tempo a disposizione, in primavera si vota, non aiuta. «Non lo nascondo, sono preoccupato per il lavoro delicato che dobbiamo svolgere in pochi mesi e con una campagna elettorale già iniziata.
Chi è in cerca di palcoscenico per una lunga campagna elettorale non troverà sostegno». M5s è in trincea. «Casini è il simbolo della vecchia politica legata a doppio filo con le banche - dice Beppe Grillo -, è un conflitto di interessi vivente».