Caso Giambruno, allontanati i due 007 che lo spiavano

Trasferiti all'estero i due agenti Aisi che pedinavano l'ex compagno di Meloni

Caso Giambruno, allontanati i due 007 che lo spiavano
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«Erano due 007 quelli sorpresi ad armeggiare nell'auto di Andrea Giambruno», il giornalista Mediaset allora compagno del premier Giorgia Meloni. Il pizzino della Stampa rivela le risultanze dell'indagine della Procura di Roma che dovevano restare riservate. Una conferma, se ce ne fosse bisogno, che intorno alla vicenda dell'ex fidanzato della leader Fdi c'è puzza della stessa oscura trama di cui ha più volte parlato la Meloni, che si combatte anche con le veline al veleno propalate al momento giusto. La notte tra il 30 novembre 2023 e il primo dicembre 2023 intorno alle 4 del mattino in zona Eur a Roma da una Mercedes nera coi vetri oscurati (e una targa intestata all'Erario dello Stato, si scoprirà dopo) scendono due persone, con in mano un metal detector e si dirigono verso la Porsche di Giambruno. Un uomo prima si era avvicinato ad un camioncino bianco usato per recapitare la posta destinata alla premier, una poliziotta della scorta li identifica, loro mostrano un tesserino e via.

L'ipotesi che fossero due 007 - poi trasferiti dall'Aisi all'Aise e mandati all'estero in Irak e Tunisia - era balenata subito per essere smentita dalla storiella di due balordi che aveva retto poco: un ricettatore si era attribuito l'episodio ma senza convincere affatto gli inquirenti. Il fascicolo era stato rimpallato tra Digos e Mobile romana, se ne era interessato anche l'Antiterrorismo per le ricadute sulla sicurezza «mai posta a rischio», ribadiva il sottosegretario con delega all'intelligence Alfredo Mantovano.

Non è la prima grana per la Meloni. Era stato Il Domani ad avvisare dell'indagine Aisi sul suo capo di gabinetto, Gaetano Caputi: quattro cronisti del giornale di proprietà di Carlo De Benedetti sono finiti indagati per rivelazione di segreto d'ufficio. L'ordine secondo loro sarebbe partito da Giuseppe Del Deo, prima numero due Aisi, poi vicedirettore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza che coordina la stessa Aisi e l'Aise - guidata al tempo da Elisabetta Belloni, oggi alla Ue - e infine recentemente congedato. La notizia per sbaglio finisce ai giornalisti dello stesso quotidiano indagati anche nella vicenda del presunto spionaggio a base di Sos bancarie orchestrato dentro la Procura nazionale antimafia dall'ufficiale Gdf Pasquale Striano (denunciato dal ministro della Difesa Guido Crosetto). «Ci sono in corso indagini da parte della Procura della Repubblica di Roma coperte dal segreto istruttorio», aveva detto al tempo il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi al question time al Senato. «La Stampa ha avuto la possibilità di vedere le foto, leggere i nomi, ma per motivi di sicurezza dei due personaggi non li possiamo pubblicare», dice il quotidiano torinese. Alla faccia del segreto. Viene fuori che due uomini avevano anche tentato di forzare la porta di un appartamento in zona Eur sopra quello della Meloni. Si è anche scoperto che anche dentro l'intelligence era partita un'indagine parallela, gestita proprio da Del Deo.

Nel frattempo proprio Il Domani ravanava negli equilibri interni ai nostri 007, speculava sugli avvicendamenti dei mesi scorsi (l'addio della Belloni e di Del Deo e l'arrivo di Vittorio Rizzi e del generale dell'Arma Mario Cinque), distribuiva paternità e responsabilità sui leaks dei casi Almasri e Paragon, passando dalla vicenda dei dossier di Equalize a Milano allo spionaggio della «Squadra Fiore»: tutti segnali secondo i giornali ben informati di una presunta faida interna ai nostri servizi. E il fango colpisce anche il nuovo direttore dell'Aisi Bruno Valensise che ha sostituito il «contiano» Mario Parente, per cui era in corsa proprio Del Deo.

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