Catalogna, socialisti avanti. Il rebus degli indipendentisti

Illa in vantaggio, ma serve un partner. Gli autonomisti moderati in calo. Molte le incognite per il premier Sánchez

Catalogna, socialisti avanti. Il rebus degli indipendentisti
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Socialisti in testa nelle elezioni regionali catalane, ma senza maggioranza assoluta e non in grado di formare il governo: avranno bisogno del sostegno (a caro prezzo) dei separatisti di Junts guidati dal latitante Carles Puigdemont, che ha condotto la sua campagna elettorale dal castello di Laroque-des-Albères in Francia, dove si è rifugiato, nella regione che gli indipendentisti identificano come la Catalogna del nord. Si va verso una riedizione del governo nazionale di Pedro Sánchez, con l'esigenza di mettere in piedi una coalizione di centrosinistra poggiata sulla gamba indipendentista. I socialisti del Psc guidati da Salvador Illa, a circa il 70% dei seggi scrutinati, migliorano con circa 42 seggi rispetto ai 33 del 2021. Junts, il partito di Puigdemont, cresce di tre seggi ma Erc, gli autonomisti di sinistra attualmente al governo, incassano solo 20 deputati, ben 13 in meno del 2021. Perde terreno anche la sinistra radicale indipendentista della Cup che incassa 4 seggi, perdendone 5. Il fronte indipendentista appare ora lontano dalla maggioranza assoluta di 68 seggi, mentre c'è una sostanziale parità tra Popolari e destra di Vox. Aliança Catalana, il partito di estrema destra pro-indipendenza guidato dalla sindaca di Ripoll, Sílvia Orriols, novità di questa tornata elettorale, potrebbe entrare per la prima volta in Parlamento.

La giornata elettorale catalana è stata caratterizzata da una serie di disguidi ferroviari a causa di alcuni furti di rame, che hanno spinto gli indipendentisti a chiedere di rinviare la chiusura delle urne, decisione bocciata dalla commissione elettorale. Il movimento indipendentista ha accusato il governo del caos avvenuto a Rodalies il giorno delle elezioni, dal momento che Barcellona è rimasta praticamente senza treni ma la compagnia ferroviaria non ha escluso l'ipotesi del sabotaggio premeditato. Anche il ministero dei Trasporti propende per un'azione intenzionale, dal momento che le modalità dell'evento non corrispondono a un normale furto di rame. La gestione dei trasporti ferroviari è uno dei punti più controversi tra indipendentisti e governo centrale: da sempre i governi catalani hanno chiesto il trasferimento dei poteri e secondo gli investigatori i continui incidenti sulla rete sono stati usati come arma di ricatto verso Madrid.

«Spero che sia l'ultimo giorno d'esilio per molte persone che si trovano all'estero, che hanno trascorso molti anni fuori ed è ora che tornino a casa», ha commentato Puigdemont, che sta trattando con il governo centrale la sua amnistia tramite una legge ad hoc che ha già visto un voto favorevole due mesi fa. La legge di «amnistia per la normalizzazione politica, istituzionale e sociale in Catalogna», è stata approvata dalla Camera bassa del Parlamento spagnolo con 178 voti favore e 172 contrari. A favore hanno votato i socialisti del Psoe, promotore della legge, e compatti i partiti che sostengono la maggioranza di governo, fra cui la sinistra radicale di Sumar, i nazionalisti baschi del Pnv e Bildu, quelli catalani di Esquerra Republicana e Junts per Catalunya. Contrarie le opposizioni con Vox, Popolari e Upn.

Nelle stesse

ore dello spoglio catalano, una cinquantina di manifestanti ha contestato esponenti del Psoe gridando slogan come «Non è amnistia, è corruzione», «Questo governo si inginocchia davanti a Junts e voi pagherete per questo».

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