Politica

Celentano ritorna in via Gluck per cantarle alla giunta Pisapia

Il Molleggiato atttacca il sindaco per il taglio di alberi secolari: "Incredibile che il mestiere del politico sia sceso così in basso

Celentano ritorna in via Gluck per cantarle alla giunta Pisapia

Milano Come vietare il torneo di Wimbledon a Roger Federer. Come togliere i social network a Obama. O proibire i dribbling a Lionel Messi. Ogni leader si identifica con un luogo, un gesto, una forma espressiva. Il carisma ha un marchio, una griffe identificativa. Quella di Adriano Celentano è la via Gluck. «Questa è la storia di uno di noi, anche lui nato per caso...». Non c'è da sorprendersi se il «Ragazzo della Via Gluck» s'incazza per il taglio dei «suoi» alberi. Provate a dire a Federer che asfaltano il green di Wimbledon...

«Un altro pezzo della via Gluck sta per essere SGOZZATO», ha scritto ieri Celentano sul suo blog, come si trattasse di un pezzo di carne sventrato, di una ferita che ha preso a sanguinare, copiosa. La ribellione è inevitabile. Non ce n'è per nessuno, alla faccia delle simpatie politiche. Il Molleggiato non guarda in faccia neanche l'amato sindaco di Milano. «L'amministrazione Pisapia ha dato il via allo scempio, e da stanotte alle quattro è iniziato lo sciagurato abbattimento di 573 alberi per la maggior parte secolari». Perché neanche «il progresso» si lascia impressionare: la linea della metropolitana deve avanzare e, dunque, via al taglio di querce e pioppi, senza troppi sentimentalismi. «Il ragazzo della via Gluck» però convoca l'autorità più alta e la cala come un asso nella polemica: «È incredibile come il mestiere del politico (nonostante l'avvento del bel Francesco e i suoi giusti moniti contro chi distrugge il Pianeta) sia sceso così vergognosamente in basso».

La politica è sorda alla «bellezza», il progresso indifferente ai sentimenti. Per Adriano il rispetto dell'ambiente è prioritario. E dentro l'ambiente quella via lì e gli «alberi di trenta piani» sono un'icona, un dogma, il simbolo dell'armonia tra uomo e natura. Invece, zac, le motoseghe son partite e l'abbattimento procede. «Caro Giuliano, nonostante sia tua la responsabilità di questo furioso attacco alla “bellezza”, stento a credere che nel tuo animo lo consideri giusto», scrive sbalordito il Molleggiato. «Qualcuno ti deve aver tradito, raggirato, facendoti cadere in un vortice di menzogne che, essendo malauguratamente politiche, sono proprio le più pericolose». Però, ci sia consentito: chissà se Pisapia è davvero così ingenuo. Chissà se davvero ha subito le circostanze e la malizia di altri. L'abbattimento procede e la stima incondizionata per il sindaco ambrosiano recede. Per dire, non più tardi di un mese fa, dopo una visita ai Navigli, Celentano lo aveva definito «rock», perché aveva resistito a quei «lenti» che volevano sfregiare la darsena «con la costruzione di un parcheggio». E aveva improvvisato un balletto sulle note di «Esco di rado e parlo ancora meno». Quel post era venuto subito dopo quell'altro, successivo alla morte di una donna filippina provocata da un rom alla guida di un'auto fuori controllo nel traffico romano, che si concludeva con un dirompente «sto cominciando a pensare a Salvini». Le molle del Molleggiato non si addomesticano. A 77 anni, con un grande avvenire dietro le spalle, «il ragazzo della via Gluck» può permettersi qualche licenza. Tanto più ora che si sente confermato dal magistero di papa Francesco.

Toglietemi tutto, ma non la mia Gluck.

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