Milano - Uova dai lavoratori Fiom («Nessun problema, io adoro le crepes»), mazzate dai sindaci sui tagli. Meno male che la giornata milanese è finita in bellezza per il premier Renzi, con una super cena imbandita dall'amico Farinetti, 650 invitati vip che hanno scucito almeno mille euro a testa (in anticipo) per finanziare il Pd, col metodo del fund raising tra imprenditori e banchieri che tanto orrore fa ai compagni della minoranza piddina. E a The Mall di Milano, dentro il quartiere «newyorkese» della rinnovata Porta Nuova-Garibaldi, sotto Bosco verticale dell'archistar Boeri, per cenare con Renzi e i ministri Maria Elena Boschi, Maurizio Martina (più Alessandra Moretti e Matteo Colaninno) sfilano volti e conti correnti notevoli, gente che, a occhio e croce, non ha mai messo piede nello stand salamelle di una festa dell'Unità.
Tavoli circolari da dieci, tovaglie di lino, quaranta camerieri, centrotavola tricolore, musica jazz. Menù tradizional-chic: risotto allo zafferano, manzo in salsa speck e amarone, mousse di cioccolato. I vini li offre la Allegrini, casa vinicola veneta (mentre i Bertani innaffieranno quella di Roma). E dal Veneto arrivano in 25 a finanziare Renzi: Fabio Franceschi di Grafica Veneta, Sandro Bregolato dell'azienda informatica Saiv di Vicenza, alcuni big dell'industria meccanica. Meno finanza pura rispetto alla cena organizzata da Davide Serra a Milano nel 2012, quando Renzi era solo un sindaco candidato alla segretaria Pd («Da uno che ha la base alle Cayman consigli non ne prendiamo» fu il complimento di Bersani), anche se Guido Roberto Viale c'è. Più imprenditori stavolta. Ecco Alessandro Perron Cabus , ad della Sestrieres (impianti sciistici), Valerio Saffirio della Rokivo (coproduce i Google glass), l'amministratore di Live nation Italia Roberto De Luca , Alessio Albani di Omnia Medica, Pietro Colucci di Kinexia (energia), Rosario Rasizza di Openjob Metis, Benedetta Arese Lucini , general manager di Uber Italia, quella odiata da taxisti e sindacati. Un tavolo intero per Confcommercio. Per il Pd un bottino di oltre 800mila euro (con tavoli in overbooking ), superiore alle aspettative, un successo per Renzi e per il suo tesoriere.
Ottimi piatti e vini per digerire una giornata impegnativa. Prima a inaugurare l'Energy park di Alcatel-Lucent, un nuovo polo hi-tech, dove un plotone organizzato da Fiom e Cobas ha accolto Renzi con uova, fischi e urla. «Mi tirano le uova? Sono pronto a fare le crepes. Quando c'è una crisi il presidente del Consiglio deve fare il sindaco, non il coniglio, non deve scappare, deve mettersi in gioco» dirà poi Renzi, che trova cinque minuti per incontrare i rappresentanti sindacali, dopo l'intervento alla Alcatel (dove è tornato sulla questione Ue: «Non ho mai detto che la Commissione sia un covo di burocrati, ma ora che l'hanno detto loro la cosa mi fa pensare. Se l'Ue vuole uscire dal recinto dorato della burocrazia abbia il coraggio di liberare dalle catene del Patto di stabilità gli investimenti in innovazione»). Quindi all'assemblea dell'Anci, dove non ci sono uova, ma gli interventi duri dei sindaci, a inziare dal «renziano» Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente Anci, contro i tagli della legge di Stabilità per i Comuni («Insostenibili»). Renzi li placa annunciando una tassa unica comunale, una «local tax» già dal 2015, che lascerà ai sindaci ampio margine per aggiustare (alzando) le imposte comunali per far fronte ai tagli.
È questa l'unica autonomia che Renzi è disposto a concedere: «L'autonomia che vi propongo è organizzativa, vi diamo degli obiettivi e poi voi fate come vi pare, è evidente che poi ne risponderete di fronte ai cittadini».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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