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Il vento non cambia, vince il centrodestra

Marsilio favorito per la riconferma: la coalizione sopra di 3 punti. Affluenza più alta: 52,67%

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Gli spettri sardi alla prova delle urne vengono allontanati. Marco Marsilio in base agli exit poll, appare vicino a riconquistare l'Abruzzo e assicurarsi il diritto al «bis» alla guida della Regione.

La seconda rilevazione notturna lo mette al sicuro con una forchetta che oscilla tra il 50,5% e il 54,5% contro i consensi per Luciano D'Amico che si attestano tra il 45,5 e il 49,5%. E la prima proiezione sui dati reali dà all'uscente ben 9 punti di vantaggio: 54,7% contro il 45,3%. Una indicazione del tutto simile a quella delle coalizioni, col centrodestra che anche in questo caso stacca il «campo larghissimo» del centrosinistra pentastellato e conferma la propria forza. Quanto alle liste, molto bene Fdi (in testa al 24,1%) e Fi al 14,3% che supera la Lega all'8,7%.

La speranza dell'opposizione di innescare un effetto domino e tornare competitivo in vista delle elezioni europee di giugno viene così a cadere, mentre il centrodestra può archiviare la sconfitta-beffa in Sardegna - 1600 voti di scarto e un enorme distacco a livello di voto di coalizione - e ribadire lo strapotere

mostrato ormai da anni nelle consultazioni regionali, derubricando a semplice scivolone la sconfitta di Paolo Truzzu nell'Isola. Annunciato come un confronto all'ultimo voto, quello tra Marsilio - sostenuto da FdI, Lega, Fi, Noi Moderati, UdC e Dc con Rotondi, più la civica Marsilio Presidente - e D'Amico - appoggiato da Pd, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione e dalle liste civiche Abruzzo Insieme-D'Amico Presidente e Riformisti e Civici (PSI-IV) - si conferma come una partita non facile e scontata, ma comunque con un vincitore chiaro. I segnali positivi arrivano fin dalla mattinata. Alle 12 l'affluenza è del 15,9%, in aumento di oltre due punti rispetto al 2019. Una indicazione come sempre positiva per il centrodestra che deve fare i conti con la necessità di mobilitare il proprio elettorato rispetto ai votanti di centrosinistra, tradizionalmente più assidui nella partecipazione. Il dato delle 19 conferma il trend: è del 43,93% l'affluenza, fino al 52,2% finale, con un calo molto lieve rispetto a cinque anni fa. Il successo abruzzese premia la decisione dei leader di dare continuità alla candidatura Marsilio, diventato nel febbraio 2019 il primo presidente di Regione di Fratelli d'Italia, un battesimo elettorale dal forte valore simbolico e politico che aprì la strada alla grande scalata nazionale di Giorgia Meloni. Il governatore, dopo cinque anni di amministrazione, con una coalizione stabile tanto in Regione quanto

a livello nazionale e un ritrovato protagonismo dell'Abruzzo, incassa dunque i dividendi del suo buon governo. La Regione, infatti, ha trovato spazio e cittadinanza in tutti i dossier più importanti, dalle infrastrutture alla sanità, dal turismo ai trasporti. Il centrodestra, inoltre, restando sull'inevitabile confronto con il voto in Sardegna, in Abruzzo ha anche beneficiato di una legge elettorale che non consente il voto disgiunto, rendendo quindi il voto più politico, oltre che più semplice.

Sull'altro fronte l'ammucchiata extralarge, il «campo larghissimo» che va dai 5s fino ad Azione, con una coalizione costruita sulla base della parola d'ordine del «tutti dentro pur di vincere» dimostra di pagare solo parzialmente, visto che la somma dei diversi non è sufficiente ad assicurare a D'Amico la vittoria.

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