
Dopo le Marche, la Calabria. Seconda regione che resta a guida centrodestra nelle prime due tappe della corposa tornata amministrativa d'autunno. La prima, esattamente una settimana fa, ha visto la vittoria di Francesco Acquaroli, nonostante almeno fino allo scorso luglio diversi big del centrosinistra parlassero apertamente di "partita contendibile". Non è andata così e l'esponente di Fdi ha dato ben otto punti al dem Matteo Ricci. La seconda, ieri, ha sancito la riconferma di Roberto Occhiuto. Una vittoria annunciata, è vero. Che però colpisce per i venti punti di distacco tra l'esponente di Forza Italia e Pasquale Tridico, candidato del cosiddetto campo largo che, almeno nelle Marche e in Calabria, fallisce miseramente la prova delle urne. Per il centrosinistra è una vera e propria disfatta, non tanto per le due sconfitte in sé, quanto perché non ha mai dato neanche vagamente la sensazione di essere competitivo.
Il tutto, peraltro, con un dettaglio congiunturale non indifferente. Tra il voto nelle Marche e quello della Calabria, infatti, le piazze si sono riempite a sostegno di Gaza e del popolo palestinese e non hanno risparmiato critiche al governo guidato da Giorgia Meloni. Non saranno stati il milione di persone di cui vagheggiano gli organizzatori, ma certo la partecipazione è stata corposa come non accadeva da tempo. Una piazza per buona parte spontanea che la Cgil di Maurizio Landini ha deciso di cavalcare in chiave antigovernativa e a cui la segretaria dem Elly Schlein è stata costretta ad accodarsi. Una piazza piena che però non ha trovato riscontro nelle urne, né cinque giorni prima nelle Marche, né due giorni dopo in Calabria.
Ormai a un passo dal traguardo del terzo anno di governo, dunque, il centrodestra si conferma maggioranza, circostanza niente affatto scontata, anzi eccezionale. Mentre il campo largo resta nel limbo di non essere considerato una proposta politica credibile, neanche con le piazze piene. Nelle Marche, infatti, Acquaroli è stato riconfermato in una regione che prima di lui non era mai stata a guida centrodestra. Mentre Occhiuto non solo è il primo governatore che viene riconfermato in Calabria dopo venti anni di alternanza, ma arriva a sfiorare il 60% dei consensi con quasi sei punti in più rispetto al 54,4 del 2021.
Insomma, se prima dell'estate nell'opposizione c'era chi sperava di chiudere questa tornata elettorale autunnale (circa venti milioni di italiani al voto) con un sonoro 4-1, in pochi mesi lo scenario è completamente cambiato. Complice, ovviamente, anche la scelta di Occhiuto di dimettersi a fine luglio a seguito di un avviso di garanzia e aggiungere quindi anche la Calabria alle regioni al voto. Mancano ancora all'appello Toscana (il 12-13 ottobre) e infine Campania, Puglia e Veneto (il 23-24 novembre). Al momento siamo 2-0 per il centrodestra e quasi certamente questa due mesi di rally elettorale si chiuderà con un 3-3 che per Meloni ha il sapore di una vittoria. "Anche in Calabria - dice la premier - gli elettori hanno riposto la loro fiducia nella coalizione di centrodestra, un risultato importante a riconoscimento dell'azione di buongoverno che continueremo a portare avanti per il benessere dei cittadini". Soddisfatto anche Antonio Tajani che parla di "risultato straordinario" e sottolinea come Forza Italia sia ormai "stabilmente" il secondo partito del centrodestra. In Calabria il partito, a spoglio non ancora concluso e basandosi sulle proiezioni, è intorno al 18%. Ma dal quartier generale azzurro all'Hotel Marechiaro di Gizzeria fanno però notare che sommando i voti ottenuti dalle liste Forza azzurri e Occhiuto presidente si arriva a superare il 30%.
E archiviato il voto in Calabria, i leader del centrodestra dovranno trovare la quadra sulle candidature delle tre regioni al voto nel mini-election day di
novembre. Questione di ore, al massimo di giorni. Con i riflettori tutti puntati sul Veneto dove Fdi e Lega si stanno giocando la successione a Luca Zaia. E, forse, indirettamente anche la riforma della legge elettorale.