«A differenza del Pd e dei 5stelle la Lega non tradisce e mantiene la parola» dice Matteo Salvini subito dopo che il tabellone della Camera ha restituito i pallini colorati dei «sì» al taglio dei parlamentari. Solo 14 i contrari e 2 gli astenuti. Eppure non è giorno di festa grande nel centrodestra, che durante il vertice di domenica scorsa a Milano tra Silvio Berlusconi, Salvini e Giorgia Meloni si è ritrovato unito a favore di una riforma che in modo molto più compiuto aveva proposto per la prima volta nel 2005. Ora è rimasto solo il taglio dei parlamentari.
In Forza Italia, «che ha votato compatta», come sottolinea la capogruppo Mariastella Gelmini, c'è stata però qualche defezione di peso. Renato Brunetta non si è presentato in aula: «Riduzione inutile, demagogica. Leale al mio gruppo parlamentare, al mio presidente Berlusconi, non posso però venir meno alla mia coscienza di liberale. Oggi è un brutto giorno: l'antipolitica sembra vincere su tutto, su tutti». Tra i pochissimi dissidenti l'azzurro Simone Baldelli che cita la furia di Robespierre e l'eutanasia (dei parlamentari). Vittorio Sgarbi dal gruppo misto azzarda: «Si stupra il Parlamento».
Fratelli d'Italia, che ha sempre convintamente votato a favore del taglio, sottolinea le contraddizioni della maggioranza e guarda oltre. Giorgia Meloni, presidente di Fdi, sostiene che «il Parlamento ha approvato una riforma chiesta e voluta dagli italiani» e rivendica che «il provvedimento non sarebbe passato se Fratelli d'Italia, dall'opposizione e senza chiedere nulla, non lo avesse votato in tutte e quattro le letture». Il capogruppo Francesco Lollobrigida insiste anche sui cambi di posizione altrui: «Sia Leu che Italia viva hanno fatto interventi durissimi contro e poi hanno votato a favore». E l'allungamento della legislatura? «È la parte che non ci può rendere contenti ma il fatto che si riprende una proposta del centrodestra, anche se noi l'avevamo formulata in modo più elaborato, è un bene». L'occhio è al futuro: «Ora auspichiamo che si arrivi a vere riforme: il presidenzialismo e il taglio dei senatori a vita, che sono orpelli inutili». Sulla legge elettorale? «Vedremo. Auspichiamo che i cittadini possano essere certi di chi li governerà fin dal giorno dopo il voto, grazie a un premio di maggioranza. Non vogliamo tornare indietro a sistemi che portino a governi che esprimano volontà totalmente diverse da quelle espresse dagli elettori».
Nonostante il sì della Lega, è un giorno poco felice anche per il capogruppo Riccardo Molinari. La sostanziale vittoria di M5s non va giù: «Abbiamo votato per coerenza, ma è una riforma che non porta alcun vantaggio al Paese - dice Molinari -. È il prezzo che paghiamo per le elezioni del 2018 in cui M5s ha preso il 32%».
Il problema è che adesso manca tutto il resto: la legge elettorale, «e noi stiamo lavorando ai referendum con le Regioni per il maggioritario puro come arma contro il proporzionale puro». E il presidenzialismo? «Si può ragionare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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