Milano. Assetti da rivedere, partiti da fondare, primarie da immaginare come sfida o suggestione. Dopo la delusione elettorale, nel centrodestra qualcosa è cambiato. Forza Italia alza la testa a Milano mentre il governatore ligure Giovanni Toti invoca un «predellino» di Matteo Salvini, o in alternativa un nuovo soggetto politico. «Serve più collegialità - avverte intanto la capogruppo azzurra alla Camera Mariastella Gelmini - con più collegialità alcune candidature non le avremmo sbagliate».
I «moderati» sono in ebollizione. La crescita di Fdi viene considerata un evento positivo, ma che riguarda «un'altra casa», la destra. La vera novità è che il voto ha scalfito l'immagine di infallibilità della Lega e del suo leader Matteo Salvini, rimettendo tutto in moto in vista delle Comunali 2021, che vedranno in palio le fasce tricolori delle principali città italiane, oggi amministrate da Pd e 5 Stelle. I giallorossi, se non altro per difendere il governo, si preparano al matrimonio o alla desistenza, lo ha chiesto anche Luigi Di Maio e il sindaco di Milano Beppe Sala ostenta la sua intesa con Beppe Grillo.
Ma al di qua della «barricata», ormai, si ragiona apertamente di nuove prospettive e assetti. Ieri alla periferia di Milano, nel teatro dei «Martinitt» del quartiere Ortica, gli azzurri sono stati riuniti dal coordinatore lombardo Massimiliano Salini. C'erano i big territoriali ma anche tanti esterni, «moderati» che avevano preso strade diverse, come l'ex ministro Maurizio Lupi.
E mentre la Lega, col commissario milanese Stefano Bolognini, ha già incardinato un percorso di ascolto della città che dovrebbe portare al nome del candidato, da «Immagina» è partita invece l'idea delle primarie di coalizione. «Siamo pronti anche a strumenti come le primarie di coalizione» ha scandito Salini, avvertendo che la vittoria è a portata di mano solo se si «apre la porta e la si chiude» a fare le conta dei voti». «Noi non siamo contrari alle primarie» ha ribadito anche Mariastella Gelmini. E già Fdi con Giorgia Meloni, e con l'ex vicesindaco Riccardo De Corato, aveva proposto le primarie. Quella dei «Martinitt» è stata anche l'ulteriore tappa di un percorso, partito alle Europee 2019, per rimettere insieme i pezzi dell'area popolare, liberale e riformista, come l'ha definita Alessandro Colucci, ex assessore regionale di «Lombardia popolare» eletto nel 2018 in un collegio uninominale della Franciacorta. L'idea non è una semplice somma di sigle ma qualcosa di nuovo da fare insieme, partendo da Fi e dai suoi valori. «Non credo che possa nascere qualcosa sulle ceneri di Forza Italia» ha detto Lupi.
Intanto Toti, in un'intervista a «Repubblica», si rivolge a Salvini e chiede a gran voce una mossa alla Lega: «Superare se stessa, aprire i confini, cambiare gli statuti, accogliere tutti in una grande famiglia». «O il partito più grande, cioè la Lega, si fa carico di un nuovo predellino come fece Berlusconi quando ebbe l'idea di costruire il Pdl» dice il governatore - oppure è il momento di «una costituente tra tutti quelli come me e Mara Carfagna che non siamo di struttura strettamente leghista e vogliamo ricostruire la gamba moderata del centrodestra». Il suo partito, «Cambiamo», gli sta stretto. «Molto stretto - ammette Toti - Cambiamo voleva essere solo il fiammifero che innescava l'incendio». Così, assicura che «è pronto a sciogliersi anche domattina, a fondersi o confluire in un'area più grande.
E la sostanza - conclude - è che oggi abbiamo una gamba del tavolo costituita dalla Lega, che deciderà nel prossimo futuro autonomamente come evolversi, poi la gamba, che si sta vistosamente gonfiando, di una destra più o meno tradizionale e, infine, la gamba malconcia di un'area tutta da ricostruire con quelli che ci vogliono stare. Una gamba, però, senza la quale il tavolo non sta in piedi».
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