Il ceto medio è stato sradicato e risparmia per far fuggire i figli

Rappresenta i due terzi della popolazione, ha tagliato i consumi e si sente in pericolo. I dati choc del Censis: oggi si risparmia per far emigrare i figli. Il futuro è fuori dai confini

Il ceto medio è stato sradicato e risparmia per far fuggire i figli
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Potremmo partire da un quadro di Renoir: Il Bal au moulin de la Galette. Queste pennellate impressioniste ritraggono una cosa, per l'epoca, straordinaria: piccoli borghesi che si divertono. Ritrae la vita delle persone normali, coloro che si sostengono col proprio lavoro, che danno vita ad un nuovo tipo di esistenza: quella del ceto borghese allargato, un ceto che diventata felice maggioranza della società. Da allora il ceto medio è stato l'ossatura dell'Occidente. Potremmo, dicevamo, ma il quadro di oggi che ritrae il ceto medio è molto meno felice, molto meno speranzoso. Nel caso dell'Italia viene dai numeri e non dalla geniale intuizione di un artista.

Ieri è stato presentato il nuovo rapporto Cida - Censis, durante un convegno tenutosi alla Camera dei Deputati (erano presenti e sono intervenuti anche il Vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani e il Viceministro dell'Economia e delle Finanze Maurizio Leo). Titolo del rapporto: Rilanciare l'Italia dal ceto medio. Riconoscere competenze e merito, ripensare fisco e welfare.

Partiamo dallo stato dell'arte per restare nella metafora pittorica. «Il rapporto fotografa una frattura profonda... il ceto medio vive una frattura insostenibile», per usare le parole di Stefano Cuzzilla (riconfermato ieri alla guida del Cida). Perché? È troppo ricco per ricevere aiuti, troppo povero per costruire il futuro. Soprattutto il lato produttivo del Paese si sente minato dall'insicurezza. Se il 66% degli italiani si identifica nel ceto medio, l'82% di questi italiani denuncia però che il merito non viene riconosciuto. Peggio la metà di loro vede il reddito fermo e ha paura del futuro. Tanto che il 45% degli intervistati sostiene di aver già tagliato i consumi. Attenzione non è solo una convinzione economica. Quella rilevata è una sorta di dichiarazione esistenziale. Dal rapporto emerge con chiarezza che il ceto medio ha la sensazione di galleggiare, senza prospettiva. Non riesce più ad immaginare un futuro all'interno del Paese. Il 50% dei genitori appartenenti al cuore produttivo dell'Italia pensa che i propri figli staranno economicamente peggio, e il 51% auspica che cerchino opportunità all'estero, segnando il sorpasso definitivo del mito dell'altrove sul sogno di percorrere quella scala sociale che è stata la via maestra dell'Italia del Boom (che fu economico ma fu anche svolta epocale di pensiero e libertà prima che qualcuno ci appiccicasse la bandiera dell'ideologia, ovviamente rossa).

Scriveva Arrigo Cajumi, giornalista liberale ed eterodosso che si oppose alle derive populiste che portarono alle dittature del Novecento: «Senza una borghesia istruita, che a tempo perso sappia scombiccherare un sonetto, o incuriosirsi di un problema storico, a gustar la pittura o un romanzo, una nazione è squilibrata, e rischia di diventar acefala: molte delle nostre crisi sono avvenute per mancanza di quella che si definirebbe meglio classe pensante, che dirigente...».

Invece la nostra classe media si sente costretta a lottare per sopravvivere, il 46% ha ridotto l'accantonamento delle risorse. E se fa spese straordinarie le fa per preparare la fuga dei figli. Aggiungiamo come ciliegina sulla torta che solo il 18% considera sufficiente il welfare pubblico.

Per dirla come il segretario Generale del Censis, Giorgio De Rita: «Tutelare e rilanciare il ceto medio è oggi una scelta essenziale per la crescita del Paese». Ed è un discorso che va oltre il mero dato economico. Ma coinvolge anche il fisco che spesso per questo ceto è particolarmente penalizzante. Bene che se ne sia parlato, quindi, in una sede istituzionale e in questo modo. Bene che già il 7 maggio la premier Giorgia Meloni abbia focalizzato il question time alla camera anche sul come abbassare la pressione fiscale sul ceto medio, tagliare in modo strutturale il prezzo dell'energia per le imprese e inserire l'industria 4.0 e la transizione 5.0 nella revisione del Pnrr.

Se ci si riesce, invece di giovani che partono con

valigie di cartone digitali, potremmo avere un quadro diverso, un quadro molto più bello da guardare magari dipinto da un Renoir o da un Giovanni Boldini (il pittore della Belle Époque) in versione XXI secolo e made in Italy.

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