Quello che Letta "occhio di tigre" finge di non vedere

Letta senza più argomenti. L'attacco della Pravda alla Meloni smonta la propaganda dem sulle ingerenze russe. E intanto il Pd si rivela (per l'ennesima volta) il vero partito dell'odio

Quello che Letta "occhio di tigre" finge di non vedere

"Io ho gli occhi di tigre e voglio solo candidati con gli occhi di tigre". Mai uno slogan fu meno azzeccato. Perché gli occhi felini di Enrico Letta sono selettivi. Vedono solo quello che fa comodo vedere. E non vedono (o fingono di non vedere) quello che non fa comodo vedere. D'altra parte la realtà imbarazza. La realtà spiazza. La realtà inchioda il Partito democratico alle proprie colpe e alla propria ipocrisia. Settimane passate a fomentare l'odio contro "Giorgia la nera", a fantasticare su infiltrazioni russe nei partiti di centrodestra, a millantare rischi per la tenuta dell'Unione europea e poi, quando è proprio la Russia a impallinare Giorgia Meloni facendo cadere il castello di rabbia costruito dai propaganda dem, Occhio di Tigre si volta a guardare altrove. E non in casa propria dove un'ondata di odio antisemita sta scuotendo il partito fino alle fondamenta. E nemmeno all'orizzonte dove si addensano nuvoloni neri. Guarda altrove. Non importa dove. Pur di distogliere lo sguardo dalla realtà.

Fa sorridere il livello di mistificazione. Oggi, nuova puntata di Repubblica. Inchiesta su M., il titolo. Dove M. sta per Meloni. Ma anche per Mussolini. Come Occhio di Tigre, anche il quotidiano diretto da Maurizio Molinari sta portando avanti la campagna della minaccia fascista. L'accusa di oggi: "M. vuole trasformare l'Italia in un Paese sovranista, avvicinarla a Visegrad e costruire un'Europa dei popoli. Lontano da Bruxelles". Meloni, la "pasionaria nera". Con lei "Orban, il custode dell'ortodossia", "Abascal, il sodale di Vox" e "Le Pen, la madrina". È la stessa narrazione di Letta. Identica. Senza andare troppo lontano basta rileggere l'intervista rilasciata nei giorni scorsi alla Cnn per capirlo. "Se la Meloni vincesse le elezioni le persone più felici a livello globale sarebbero Trump, Putin e Orban", ha detto il segretario piddì. "In primo luogo ci sarebbe un grosso rischio di cambiamento nella presenza italiana a livello globale". Poi, però, ti capita davanti la Pravda, giornale controllato da oligarchi filo Putin, e leggi: "Se la Meloni vincerà le elezioni, porterà l'Italia in una crisi ancora più profonda dell'attuale". La voce del Cremlino la accusa di essere finita "nell'abisso" da quando ha "espresso sostegno a Kiev e all'Alleanza (atlantica, ndr)" e fa tabula rasa delle chiacchiere di Letta.

E, proprio mentre svaniscono (come per magia) le ombre russe sul centrodestra, Occhio di Tigre scopre che nel suo partito si annidano odiatori di prima categoria. Spuntano dal passato (un passato mai del tutto passato) post inquietanti contro Israele. Dopo un tira e molla estenuante capitola la prima testa, quella di Raffaele La Regina. Ma poi viene fuori un altro odiatore da tastiera, Rachele Scarpa. Altra sostenitrice della causa palestinese. Laura Boldrini docet. Certe simpatie non passano mai. Letta, intanto, tace. E finge di non vedere. Volta lo sguardo altrove. Stando però attento a non puntarlo verso Roma. Là, nei pressi della Regione Lazio, tira una brutta aria. Un inquietante affare di risse e minacce verbali. Meglio evitare di incrociare lo sguardo di Albino Ruberti. E così guarda più in là. E così a furia di volgere lo sguardo da un'altra parte finisce che quegli occhi di tigre non sanno più dove guardare.

Intanto, però, l'odio chiama odio. E a fomentare la caccia ai fantasmi del Ventennio ti ritrovi una schiera di cantanti, personaggi di avanspettacolo e caratteristi che pur di mettersi in mostra gettano fiele contro "Giorgia la nera". Elodie e la Bertè non si stanno inventando nulla di nuovo. In passato lo avevano già fatto, altri, contro Silvio Berlusconi prima e contro Matteo Salvini dopo. Musicisti da jukebox.

Passa il segretario di partito di turno a infilare il gettone e loro cantano. E sono le stesse note stonate che va fischiettando in giro Letta mentre cerca, con nonchalance e facendo gli occhi da tigre, di guardare più in là.

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