Politica

Che vita triste, senza statue

Statue abbattute, statue imbrattate, statue spezzate, statue profanate.

Che vita triste, senza statue

Statue abbattute, statue imbrattate, statue spezzate, statue profanate. Fino a ieri le ignoravamo, o quasi, e adesso nel giro di un'estate sono diventate simboli di movimenti civili, icone politiche, vergogne di marmo o baluardi di una civiltà da difendere (dipende dai punti di vista) e persino palcoscenici perfetti per un selfie. È l'arte di massa usa-e-getta. Cogli l'Instagram.

Silenziose, immobili e discrete: sempre presenti, senza averne l'aria. Le statue punteggiano le nostre città, metropoli o di provincia, sono punti di riferimento e costruiscono il paesaggio urbano, pur se ci sembra di non vederle. E riempiono i musei, anche se riscuotono poco successo (mancando di colore, come sa qualsiasi curatore d'arte, le statue al grande pubblico piacciono molto meno dei quadri: ecco perché le mostre di sculture hanno un decimo del successo delle mostre di dipinti).

Convitati di pietra invisibili della nostra vita quotidiana, mai come oggi le statue costellano le nostre giornate. Per settimane e settimane l'ala più estremista del politically correct, che prende il nome di Cancel culture, ha preteso di atterrare tutte le statue dedicate a personaggi non graditi, per i più turpi, assurdi e anacronistici motivi: Cristoforo Colombo era un genocida, Winston Churchill un imperialista, Theodore Roosevel in odore di razzismo, molti padri della patria americana schiavisti... E da noi il movimento iconoclasta, saltando l'oceano, si è schiantato contro la statua di Indro Montanelli: colonialista e pedofilo. A proposito: solo qualche femminista furiosa ha notato che nelle varie piazze e parchi di Milano città presa come esempio - su 120 monumenti dedicati a personaggi celebri, non ce n'è neppure uno che ricordi una donna. Soltanto maschi. Quando si dice mettere un uomo sul piedistallo...

Era donna invece, e bellissima, Paolina Bonaparte, in Borghese, che Antonio Canova scolpì come Venere vincitrice. Il cui modello in gesso, custodito nella Gipsoteca di Possagno (Treviso), a inizio agosto è stato mutilato di due dita del piede da un turista austriaco: si era disinvoltamente appoggiato alla scultura (ormai alle statue si dà del «tu») per scattarsi un selfie. La polemica mediatica è durata giorni.

E ieri il sindaco di Agrigento ha chiesto pubblicamente di scusarsi alla disinvolta ragazza - una giovane bionda, capelli lunghi, vestitino corto e stivaloni neri- che due giorni fa ha postato sui social la sua foto a cavalcioni della statua di Andrea Camilleri collocata nella centralissima via Atenea. Cosa si fa per un cuoricino, di pietra, su Instagram.

Come sarebbe triste la nostra vita senza statue.

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