
Chi è che pensa davvero agli edifici scolastici? La domanda non è retorica, ma concreta. Secondo un dossier di Tuttoscuola nove edifici su dieci non sono sicuri: non ci sono le necessarie certificazioni dei collaudi effettuati. Il ministero, però, ha fatto sapere che i dati sono superati perché non tengono conto dei lavori di ristrutturazione che sono stati fatti e sono ancora in corso su migliaia di scuole. Tuttavia, la domanda rimane: chi pensa davvero agli edifici scolastici? A curare la sicurezza delle scuole devono essere per legge i Comuni e le Province. I primi hanno l'obbligo di controllare e salvaguardare le scuole elementari e le scuole medie oggi si chiamano primarie e le seconde devono dedicarsi alle scuole superiori di secondo grado. Non dovrebbe essere un lavoro molto complicato, perché Comuni e Province hanno un vantaggio rispetto al ministero e a qualunque altro ente amministrativo: la vicinanza delle scuole e il controllo del loro territorio di riferimento. Eppure, come dimostrano i dati che siano aggiornati o no è la stessa cosa le scuole italiane non godono di ottima salute, tanto che non c'è anno scolastico che non ci siano decine di crolli di intonaci e solai sulle teste di bambini, studenti e docenti.
Siamo davanti a un fatto che da solo dimostra che in Italia sulla scuola si fa tanta retorica e poi ancora retorica e poi quando la retorica mostra la sua vacuità si punta il dito contro il ministro di turno. Una volta i sindaci e gli assessori avevano l'abitudine di visitare le scuole e prendere direttamente atto della situazione: qui bisogna riparare i bagni, qui è necessario rifare il soffitto, qui le scale hanno bisogno di un intervento. Ma, si sa, le sane abitudini sono considerate stupide. Oggi l'abitudine del sopralluogo non c'è più. Oggi si fanno i corsi per la sicurezza che non servono a nulla ma in compenso distribuiscono un po' di soldi per consulenze e aggiungono ai docenti altre inutili ore di impegno burocratico.
Le scuole, soprattutto sul piano locale, hanno bisogno di attenzione istituzionale, di collaborazione concreta e tempestività e perfino di amor proprio. Invece, sono sepolte sotto montagne di carte e adempimenti burocratici che finiscono per seppellirle sotto montagne di calcinacci, intonaci e incuria quando si è fortunati.
Perché, Dio non voglia, quando subentra la "sfortuna", le scuole crollano come nel drammatico terremoto a San Giuliano di Puglia dove crollò la scuola Jovine e morirono 27 bambini con la loro maestra. La scuola era stata costruita senza rispettare alcuna norma di sicurezza.