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Ramy, 7 carabinieri verso il processo

Chiuse le indagini anche per l'amico

Ramy, 7 carabinieri verso il processo
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Nuova chiusura indagini della Procura di Milano, dopo le prime chiusure notificate alcune settimane fa, per omicidio stradale a carico di Fares Bouzidi, che guidava lo scooter, e del carabiniere che era alla guida dell'auto in prima fila nell'inseguimento, nel caso della morte di Ramy Elgaml, poco più di un anno fa al Corvetto.

Nel nuovo avviso complessivo di conclusione dell'inchiesta figurano poi gli altri sei carabinieri in servizio quella notte, indagati a vario titolo per favoreggiamento e depistaggio per la cancellazione di video e file di testimoni; e per false informazioni ai pm e falso ideologico in relazione al verbale d'arresto per resistenza di Bouzidi. Imputazione quest'ultima che riguarda anche il militare che guidava che, si è saputo ora, risponde pure di lesioni nei confronti dello stesso Bouzidi. L'atto fa pensare a una prossima richiesta di rinvio a giudizio dei pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano dell'ufficio guidato dal procuratore Marcello Viola. In otto dunque, sette militari e Bouzidi, rischiano il processo. In relazione alla mancata consegna della dash cam (una delle contestazioni), che era sull'ultima pattuglia all'inseguimento, l'avvocato Paolo Sevesi, tra i difensori, spiega: "I miei assistiti me ne hanno parlato a ridosso del fatto. E l'hanno consegnata subito ai rispettivi ufficiali, come da procedura". Ancora: "Ho qualche riserva su come hanno lavorato i pubblici ministeri. Perché indagano i miei assistiti dopo un anno? Se avevano indizi, avrebbero dovuto iscriverli subito invece di sentirli come testimoni, senza garanzie, per poi appunto indagarli per false dichiarazioni. Ogni pm è libero di perseguire chiunque ritenga, ma nei limiti della correttezza e del rispetto delle regole, che in questo caso credo siano state infrante".

Così l'avvocato Pietro Porciani: "Abbiamo già dimostrato ampiamente" che la persona "che accusa i due militari di avergli fatto cancellare il video dell'incidente, al momento dell'impatto si trovava a 290 metri". Infine l'avvocato della famiglia di Ramy, Barbara Indovina: "Se l'incidente poteva essere una tragica fatalità, quello che è avvenuto subito dopo è del tutto inaccettabile in uno Stato di diritto".

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