
Almeno centomila euro per ripulire Roma dalle scritte violente lasciate sui muri della città dai cosiddetti pro Pal negli ultimi diversi cortei, tra cui quello di una settimana fa, sfociato in violenza contro le forze dell'ordine da parte di frange di antagonisti e black block che si sono staccati dal serpentone principale, trasformando la coda della giornata in guerriglia. I conti li fa il Messaggero, spiegando che l'ufficio Qualità urbana della Capitale ha avviato centinaia di interventi nelle zone imbrattate e coinvolte nelle ripetute manifestazioni delle settimane scorse, da San Giovanni all'Esquilino, per ripulire slogan come questi, lasciati sui muri con le bombolette spray: "Sbirri morti", "No alla guerra, sì alla guerriglia", "Israele assassino".
Finora il Campidoglio ha già sborsato circa 40mila euro, e altrettanti stima di sborsarne per ripulire le facciate degli edifici pubblici. Su quelli privati non interviene a meno che Prefettura o Questura non segnalino scritte offensive o inneggianti alla violenza. Altrimenti è affare dei condomini. Molto del lavoro di ripristino viene fatto dai volontari dell'associazione Retake, che ripulisce la città dalle scritte violente, sporcizia e non solo. Senza contare l'esasperazione dei commercianti delle vie oggetto dei percorsi dei vari cortei, che devono pagare i danni di tavolini e sedie rotti di tasca propria. Gli abitanti dei rioni colpiti dalla violenza chiedono risarcimenti per le auto incendiate e le pareti dei palazzi imbrattate dai teppisti. Rotte anche alcune vetrine di esercizi commerciali. Tra le varie città si contano altre decine di migliaia di euro.
A Udine c'è voluta una nottata intera di pulizie da parte del Comune per ripristinare la normalità dopo la guerriglia di tre giorni fa. Otto ore e decine di persone per sostituire i cartelli stradali divelti, barriere in jersey, sanpietrini, cassonetti e transenne. Danneggiati anche i quadri elettrici dei parcheggi sotterranei. Senza contare le scritte, che ancora non sono state ripulite.
A Milano al corteo del 22 settembre i danni alla stazione centrale sono stati ingenti, anche qui si stimano diverse decine di migliaia di euro. Una frangia di violenti aveva utilizzato cartelli stradali, cestini e transenne per rompere vetrine e porte di accesso alla stazione. A Torino lo scorso 2 ottobre i manifestanti pro Pal avevano vandalizzato le auto dei dipendenti dello stabilimento Leonardo alla periferia Ovest di Torino. Avevano frantumato i vetri con pietre e le fiancate erano state imbrattate con vernice spray, per migliaia di euro di danni. Anche a Bologna il 22 settembre scorso il corteo pro Palestina aveva registrato scontri e disordini che hanno presentato il conto. Il Comune ha stimato 18mila euro di danni, tra imbrattamenti di muri, cassonetti danneggiati e cestini divelti. La riparazione e la ripulitura degli edifici è a carico delle casse pubbliche. Sempre a Torino qualche giorno fa sono scattate perquisizioni e misure cautelari nei confronti di manifestanti che avevano preso parte ai cortei che negli ultimi due anni avevano vandalizzato la città, tra cui quello del 13 febbraio 2024. Dopo il tentativo di superare lo sbarramento davanti alla sede Rai di via Verdi, gli antagonisti avevano fatto irruzione nel McDonald's di via Sant'Ottavio, imbrattandolo e causando danni per circa 10mila euro.
Circa 80mila euro invece il danno causato nell'estate di un anno fa all'Università Ca' Foscari di Venezia, un edificio del XV secolo, imbrattato con le scritte "Palestina libera", "Ca' Foscari complice del genocidio". I vertici dell'ateneo di Padova invece avevano calcolato circa in 106mila euro la conta complessiva dei danni lasciati dall'occupazione di diversi giorni da parte degli studenti attivisti.