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"La classe dirigente di Fdi? Ha esperienza solo da un anno. Ma è più solida del marxismo"

Il padre nobile della destra: "Forse Meloni poteva non insistere sul fatto di non essere ricattabile. È persona perbene, e dunque sta agli altri, se ne hanno le prove, dimostrare il contrario"

"La classe dirigente di Fdi? Ha esperienza solo da un anno. Ma è più solida del marxismo"

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Domenico Fisichella è uno dei padri nobili della destra italiana, è stato ministro per i Beni culturali, vicepresidente del Senato, Senatore per quattro legislature e tra gli ideatori di Alleanza Nazionale. In un suo ormai famoso articolo su Il Tempo nel 1992 propose all'allora Movimento Sociale Italiano di farsi promotore di «un'alleanza nazionale», idea accolta e realizzata da Pinuccio Tatarella. Lo abbiamo intervistato per tracciare un bilancio del primo anno di governo Meloni.

Ha visto la conferenza stampa di fine anno di Giorgia Meloni? Qual è stata la sua impressione?

«Non ho visto direttamente la conferenza ma ne ho letto ampie parti sulla stampa. La mia valutazione è complessivamente positiva, anche se forse poteva non insistere sul fatto di non essere ricattabile. Ritengo il presidente Meloni persona per bene e dunque sta agli altri, se hanno elementi reali per contraddire tale profilo umano e istituzionale, portare le prove a carico. In altri termini non è necessario, come si dice in diritto, invertire l'onere della prova».

La Meloni viene spesso accusata di non avere nel suo partito una classe dirigente all'altezza, crede che esista questo problema oppure FdI nasce da un'importante tradizione che è quella della destra italiana e la sua classe dirigente ha perciò radici politico-culturali ben solide?

«Le radici di Fratelli d'Italia sono per vari aspetti antiche ma l'esperienza alla guida di un governo è faccenda di appena un anno e non sempre si è posto il problema di un approfondimento teorico e civile capace di fornire basi culturali solide. Ciò detto, la destra italiana ed europea ha una lunga storia culturale che è tanto più solida e plausibile di quanto non si siano dimostrati marxismo, leninismo, radicalismo oltranzista».

Lei è d'accordo con la sospensione del deputato Pozzolo dopo i fatti della festa di capodanno?

«Sulla base delle mie conoscenze della vicenda apprese dai media e anche alla luce della mia esperienza parlamentare e ministeriale, non posso che essere d'accordo sulla sua sospensione dal partito decisa da Giorgia Meloni».

Come giudica questo primo anno di governo Meloni?

«Nel complesso è positivo il giudizio per quanto riguarda il radicamento europeo, occidentale, atlantico. Sul piano della politica interna, dei flussi migratori, economica, sociale, le linee di tendenza sono buone ma la loro operatività e incisività sono ancora di troppo breve durata per esprimere valutazioni adeguatamente approfondite».

Fdi ha compiuto negli ultimi anni una svolta conservatrice, pensa che oggi possa definirsi un partito conservatore?

«L'opzione conservatrice, nella misura in cui è sinceramente e adeguatamente sviluppata, non può che avere il mio apprezzamento. Naturalmente, merita precisare che l'opzione conservatrice non significa privilegiare l'immobilismo. Al contrario, sia in dottrina sia in concreto, la differenza è tra rivoluzione e riforma. La rivoluzione si sa come comincia ma non come finisce e i suoi costi sono comunque altissimi. La riforma è sviluppo che in corso d'opera si può correggere se vi si manifestano errori. Il conservatore è un riformatore, vuole l'innovazione e lo sviluppo con costi accettabili e profitti durevoli».

Cosa si aspetta per le elezioni europee di giugno, riuscirà a nascere una nuova alleanza europea tra conservatori e popolari?

«Spero che l'Europa si ponga nelle condizioni di rafforzare lo spirito di alleanza tra conservatori e popolari favorendo progresso nella sicurezza e nell'ordine sociale. So bene che il panorama europeo propone taluni elementi di problematicità che in questo momento rendono meno agevole lo sviluppo del processo di promozione dell'unità europea, tuttavia l'allentamento dello spirito unitario europeo, soprattutto in una congiuntura così delicata come quella attuale, comporterebbe gravami assai pesanti per l'antico continente ed è in questo spirito che occorre superare ostacoli e incomprensioni».

Lei è stato tra i promotori della nascita di Alleanza Nazionale realizzando la visione di andare oltre di Pinuccio Tatarella e aprendo la destra ad altri mondi, cosa rimane oggi di quell'esperienza?

«Spero che dell'idea di Alleanza Nazionale, che proposi con articoli giornalistici e fu subito accolta da Pinuccio Tatarella, rimanga vivo lo spirito, nonostante taluni errori compiuti nel corso del tempo, fermo restando che oggi una serie di temi e fattori abbiano ormai conseguito consistenza diversa rispetto ad allora».

Se dovesse dare un consiglio politico alla premier cosa le suggerirebbe?

«Le suggerirei di operare in scienza e coscienza».

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