Il colpo di Trump: fa infuriare Obama e lo costringe al botta e risposta

Il tycoon: «Presto notizie tremende sul presidente». La replica: «Idee folli»

Il colpo di Trump: fa infuriare Obama e lo costringe al botta e risposta

L a decisione l'ha presa la monetina: testa o croce? È toccato alla Clinton sottoporsi per prima al fuoco incrociato del conduttore Matt Lauder (subito crocefisso da destra e da sinistra) e di un pubblico che aveva molta voglia di litigare, sia con lei che con Trump. Il repubblicano aspettava nel suo camerino come poi ha fatto la Clinton, sicché i due non si sono mai incrociati al Presidential Forum di Manhattan, come voleva la regia. I due candidati seguivano il loro copione e controllavano il proprio «body language» (movimenti, sguardi, postura, tono della voce) che in America è analizzato da specialisti. Per ultimo, fuori programma, è intervenuto da Vientiane, nel Laos, dove era in visita, Barack Obama, e chiamato in causa da Trump del quale ha detto: «Quello è matto (wacky), non può assolutamente fare il presidente, sarebbe una catastrofe».

È stato uno dei più perfidi pezzi di bravura, chiamiamola così, di Trump a suscitare la reazione del presidente in carica. Matt Lauder gli aveva chiesto se, come candidato, partecipa alle riunioni segrete della sicurezza nazionale, secondo il protocollo. Trump ha sorriso: «Certo che sì». Lauder: «E lei ci può raccontare qualcosa di interessante su queste riunioni segrete?». Anziché rispondere, come tutti si aspettavano, no, non posso, ha invece detto: «Be' non vi posso dire tutto, ma vi avverto che sta per saltar fuori su Obama qualcosa di tremendo». Queste parole fanno il giro del mondo e in un attimo raggiungono Obama che reagisce come abbiamo detto.

Trump ha attaccato la classe militare delle amministrazioni Obama definendo i suoi generali «rovine umane e macerie». Poco dopo la Clinton improvvisava un comizio per pochi passanti in cui diceva che «Trump con questa dichiarazione ha definitivamente fallito come aspirante comandante in capo». Trump annuncia immediatamente un aumento del budget militare di sessanta miliardi di dollari per rifare integralmente marina e aviazione.

Durante il dibattito la Clinton ha dovuto passare sotto le forche caudine delle email riservate trasferite sul suo server personale creando un problema di sicurezza enorme. Ha ripetuto che è stato un errore, e si spargeva cenere sui capelli giallastri. Idem sull'intervento in Irak. «È stato un altro mio errore aver votato a favore di quella guerra, ma del resto anche Trump scrisse che sosteneva l'intervento deciso da Bush. Torna Trump sul proscenio e dice che non è affatto vero, lui è sempre stato contrario, ma la Clinton cita a memoria un articolo in cui Trump affermava di plaudire alla guerra. Caso non risolto. La Clinton si è vantata di aver dato personalmente l'ordine di uccidere Osama Bin Laden.

Quando le chiedono dove ha imparato a fare il presidente, si è gonfiata di orgoglio: «Ho frequentato più di un presidente, sono senatrice ed ex segretario di Stato». Più difficile la risposta alla stessa domanda da parte di Trump: «Io ho girato il mondo, faccio affari con tutti, ho un'istintiva capacità di giudizio e so benissimo a che cosa vado incontro». Poi ha rilanciato la sua simpatia per Putin Trump dice: «Putin dichiara che io sono molto intelligente (brilliant). E che cosa devo fare? Dispiacermi? Io sono contento del complimento e lo ringrazio, anche considerando che Putin gode nel suo Paese di un consenso dell'82 per cento e la Russia è governata molto bene».

Gli ribatte un mastino dei servizi segreti, James Clapper, direttore del National Intelligence il quale ringhia in una conferenza stampa che il sistema computeristico americano è stato sfondato dagli hacker russi per manipolare le elezioni a favore di Trump.

Dello stesso parere l'Fbi e il Center for Strategic and International Studies. Intervistato dalla televisione di Bloomberg, Vladimir Putin ha sorriso: «Non ne so nulla e comunque non mi sembra che questi famosi hackers abbiano tirato fuori notizie sensazionali».

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