Cinzia MeoniLe banche italiane sono alla vigilia di una nuova ondata di consolidamento imposta dalle sempre più stringenti richieste di patrimonializzazione e dall'evoluzione delle normative. Spariranno marchi storici, simbolo di un'Italia che ormai non c'è più e, in poco tempo, svanirà traccia di realtà che pure hanno occupato a lungo le pagine di cronaca finanziaria. È già successo pochi anni fa, nel corso dei primi matrimoni che hanno rivoluzionato lo scenario di riferimento. C'era un tempo in cui sulle strade di Milano o Roma si affacciavano sportelli di banche italiane, icone del risparmio tricolore e simbolo di benessere, di cui oggi si è persa ogni memoria. Non occorre tornare all'inizio del secolo scorso, basta innescare la retromarcia di qualche decennio per comprendere come in pochi anni, dalla privatizzazione degli Anni '90 ad oggi, sia profondamente mutato il panorama del credito e, con questo, anche il paesaggio urbano.Certo il Banco Ambrosiano sembra ormai risalire a un'altra era geologica, eppure solo pochi anni ci distanziano da quando a Milano, centro della finanza italiana, tra San Babila e Cordusio, a contendersi vetrine e clienti erano brand blasonati come Cariplo e Banca Commerciale Italiana (oggi Intesa Sanpaolo), Credito Italiano (Unicredit), Banca Nazionale dell'Agricoltura (Mps), Banca Antoniana Popolare Veneta (poi Antonveneta, oggi Mps), Rolo 1473 (sorta dalla fusione tra Credito Romagnolo e Carimonte Banca e poi confluito in Unicredit), Banca Agricola Mantovana (Mps), oltre alla pletora di popolari (l'ascesa della Popolare di Lodi è stata, a suo modo, emblema di un'epoca) e di casse di risparmio più meno locali. Nella Capitale invece, un riferimento importante per il clero e non solo era considerato il Banco di Santo Spirito fondato addirittura nel 1605, poi acquisito dalla Cassa di Risparmio di Roma. Quest'ultima, assieme al Banco di Roma, darà vita a Banca di Roma per poi ampliare la sua orbita fino al Banco di Sicilia. Una saga che passa, nel 2002, dal matrimonio con Bipop Carire e che termina cinque anni dopo, con l'integrazione in Unicredit dove tutti i diversi marchi di provenienza sono stati, nel tempo, assorbiti. Il panorama del credito era peraltro, fino a pochi anni fa, estremamente variegato su tutta la penisola tra realtà storiche più o meno locali che si contendevano il territorio: da Banca Cattolica del Veneto (alle origini del Banco Ambrosiano Veneto), a Banco Lariano (acquisita da Intesa Sanpaolo) a Banca Toscana (acquisita da Mps) fino ad Banca di Andria (acquisita da Banco di Roma), ogni area aveva almeno un brand di riferimento oggi presente solo nelle pagine di storia. Tutti questi marchi sono svaniti nel giro di una manciata di anni, nonostante in molti casi abbiano rappresentato il made in Italy bancario. La Comit, ad esempio, è stata protagonista del dopoguerra (fondamentale il suo apporto alla costituzione di Mediobanca) e simbolo di un'Italia che rinasceva dalle macerie. Arrivata a detenere, a metà degli Anni '90, 700 sportelli, la banca viene integrata nel 2001 in quella che oggi è Intesa Sanpaolo.
Che dire poi di Cariplo, dove i figli degli Anni '70 e '80 di Milano e provincia aprivano il primo libretto di risparmio e dove, al termine del percorso scolastico, inviavano un curriculum, nella speranza di agguantare l'agognato contratto bancario. Oggi proprio quella che è stata la sede storica di Cariplo, la Ca' de Sass, è divenuta sinonimo della stessa Intesa Sanpaolo, sorta nel 1997 dall'integrazione di Cariplo e Ambroveneto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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