Al processo contro l'autore di Gomorra Roberto Saviano, querelato dalla premier Giorgia Meloni per aver definito in tv lei e Salvini «bastardi» per la campagna contro i salvataggi marittimi dei migranti, rispunta Paola Belloni.
Chi è mai, si chiederanno in molti. La giovane donna è nota alle cronache per essere la compagna di Elly Schlein, segretaria del Pd. E ieri Paola Belloni ha deciso di essere in tribunale a Roma per a far parte della «scorta di solidarietà» allo scrittore, contro le accuse che gli vengono mosse, insieme a celebrità del calibro di Michela Murgia.
Il sito di gossip (possibilmente pecorecci) Dagospia rilancia la notizia con pruriginoso titolo malandrino: «Che ci faceva la first lady dem al processo Saviano?». Ora, che ci facesse è chiaro: portava - del tutto legittimamente, a prescindere da come la si pensi su accusa e difesa - il proprio appoggio politico allo scrittore querelato. Ma il problema è proprio l'opposto di quanto sottolinea maliziosamente Dagospia: la presenza di Belloni al processo fa notizia in quanto la medesima Belloni è compagna di vita della leader del Pd. Peccato però che né Belloni, né tanto meno Schlein abbiano mai orgogliosamente rivendicato il proprio rapporto: e dire che, in un paese ancora scarsamente educato al rispetto degli orientamenti sessuali, ci sarebbe un gran bisogno di «normalizzare» le unioni sentimentali, a qualsiasi modello esse rispondano. Tanto più se, come fa Schlein, si vuole imbracciare la bandiera del matrimonio paritario e del giusto riconoscimento di uguali diritti alle coppie, etero o omo che siano. Che ci sarebbe di più efficace del dire, con grande semplicità, «vi presento la mia fidanzata»?
Invece, Belloni (e Schlein) si sono indignate quando sono finite nel mirino assai prevedibile della curiosità mediatica. Resta indimenticabile il veemente e verboso j'accuse lanciato da Belloni ai perfidi paparazzi, rei di averla immortalata mentre andava (meritoriamente) a buttare la cacca del cane: «Un outing ingiusto da cui sono stata travolta, ma per fortuna non annichilita perché ho una rete amicale e familiare che mi sostiene», scrisse dolente su Instagram. «Il coming out è una scelta personale che deriva da una analisti della propria rete sociale», ammonì severa, «ma mi rendo conto che essere la compagna di una figura pubblica vi abbia fatto pensare di avere il diritto di esporre me quanto lei».
Peccato che né lei né tanto meno Elly, che mai ha aperto bocca sul tema, non abbiano spiegato perché due giovani donne assai progressiste e impegnate sui diritti, di cui una aspirante leader del Paese, non abbiano, con grande semplicità, rivendicato la assoluta normalità del proprio rapporto d'amore. Facendone anche un utile esempio per tanti che non godono della stessa visibilità e «rete amicale e familiare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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