Il comunista dice "bravo" al ladro

Per Acerbo, segretario del Prc, la rapina ai danni di Briatore è "redistribuzione"

Il comunista dice "bravo" al ladro
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I complimenti al ladro. E il furto come operazione redistributiva. Più che scene di lotta di classe, scene di esibizionismo social, ma di quello irresponsabile, dunque pericoloso, due volte stolto insomma.

È la rifondazione dell'assurdità ideologica quella cui ha dato voce il segretario del Prc Maurizio Acerbo (foto) commentando la disavventura milanese di Flavio Briatore con una pretesa lettura politica forse, o con l'ambizione di azzeccare una battuta. Ma i risultati sono davvero modesti. O peggio.

«I miei complimenti al benemerito ladro che ha derubato Flavio Briatore» questo ha scritto ieri su «X» Acerbo. «Un po' di redistribuzione del reddito ci vuole» ha aggiunto, condividendo un articolo del Giornale che dava conto della vicenda (per fortuna a lieto fine) che è capitata a Milano all'imprenditore, riportando il suo sfogo sull'insicurezza della città: «Un monopattino con a bordo un extracomunitario ha aperto la portiera della macchina e rubato il mio zainetto fuggendo», ha raccontato. Fortunatamente la rapina si è conclusa con un «lieto fine» perché per caso passava da lì un ufficiale della Guardia di finanza che è intervenuto per bloccare il ladro e recuperare lo zaino. «Secondo voi - ha chiesto Briatore - non è una roba da matti che in via Cordusio, alle 11 del mattino, c'è gente che ti viene a rubare in macchina fregandosene che ci fosse l'autista?».

Per Acerbo no. Non è roba da matti, è roba da rivoluzionari o giù di lì. Non si sa bene se per far ridere, per attirare l'attenzione o per politicizzare la storia, ha tirato fuori dal cilindro la sua posizione da «Robin Hood» rosso. Con scarsissima fortuna social, va detto, perché i commenti che ha ricevuto sono stati tutti negativi, comprensibilmente. «Siccome lei guadagnerà di sicuro più del ladro, per farla felice, le auguro di essere derubato» ha sbottato un follower. «Mi vergogno delle sue parole. E lei è pure entrato in Parlamento pagato da noi. Povera Italia» ha detto un altro. E così via. «Questo è stato un deputato della Repubblica» ha osservato sconsolato un altro navigante. Sì perché Acerbo, dal 2006 al 2008 è stato parlamentare. E ora è massimo dirigente politico di quello che un tempo era un partito importante, lontanissimo da ogni orientamento liberale ma con un ruolo di primo piano nella Seconda repubblica, tanto da esprimere la terza carica dello Stato, il presidente della Camera Fausto Bertinotti, che mai sarebbe arrivato a un tale grado di assurdità.

Certo Rifondazione fece scalpore con quel manifesto che raffigurava uno yacht, auspicava una qualche stangata e sentenziava: «Anche i ricchi piangano». D'Alema - l'ha ricordato il rifondarolo Alfonso Gianni - lo definì «il manifesto più cretino che avesse mai visto». Perché non erano ancora arrivati i tweet di Acerbo.

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