Cronaca nera

La condanna di Sala. "È un fatto grave". Sindacati in difesa. "Agito da protocollo"

Il sindaco e l'assessore alla Sicurezza Granelli puntano il dito sugli agenti: "Accertare i comportamenti". Vincini (Sulpl): "Ci rimettono sempre i vigili"

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«Mi sembra un fatto veramente grave». Così il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha commentato a caldo il video che ritrae quattro agenti della polizia locale che bloccano il transessuale, a colpi di manganello e calci. «Non è certo una bella immagine, anzi è un fatto grave. Però per potere formalmente intervenire è necessario che la polizia locale faccia una relazione, nelle more di questa relazione i vigili in questione sono stati messi in servizi interni - ha aggiunto Sala - Poi alla luce del risultato della relazione si potranno fare due cose: prendere provvedimenti come ad esempio la sospensione o anche arrivare a fare una denuncia, cosa da non escludere, da parte nostra all'autorità giudiziaria». Il sindaco usa la prudenza e mette le mani avanti: «Adesso non voglio dire cose non precise e aspetto di leggere la relazione altrimenti rischierei di dare un commento generico e non posso farlo», ha concluso.

Molto più tranchant l'assessore comunale a Sicurezza e Polizia Locale Marco Granelli che bolla l'episodio come «un fatto grave». «Sono in corso le verifiche del Comando per capire quanto accaduto e valutare possibili comunicazioni all'autorità giudiziaria ed eventuali provvedimenti disciplinari - la premessa - Intanto gli agenti coinvolti sono stati distaccati a servizi interni. Faremo come Comune e come Polizia Locale piena luce su questo episodio, con tutti gli atti necessari e opportuni».

«Qui si fa un processo a degli agenti prima ancora di aver letto ed esaminato con attenzione la relazione degli agenti» attacca Daniele Vincini, segretario del sindacato Sulpl. «L'assessore Granelli ha dichiarato di voler mettere in ufficio gli agenti, ma questa decisione così a caldo viene vissuta come un punizione dagli stessi vigili». Quando si verificano episodi del genere, colluttazioni o aggressioni, «alla fine chi ci rimette sono sempre gli agenti» polemizza il sindacalista. Se il contratto, infatti, prevede la tutela legale per gli agenti, questa decade quando si verifica un conflitto di interessi ovvero quando l'azione del vigile può recare un danno di immagine all'amministrazione, come in questo caso. «Un agente che venne aggredito 14 anni fa da un uomo perché lo stava multando, aggressione che sfociò in una colluttazione - racconta Vincini - si trova ora a risarcire lo stesso cittadino con 110mila euro». È il sindacato che copre le spese legali agli agenti che vengono denunciati.

In questo caso parliamo di un cittadino irregolare, con precedenti per aggressioni e resistenza a pubblico ufficiale, chiaramente malato. «Quelli che nel video compaiono come colpi - spiega Vincini - sono colpi vuoti, eseguiti in modo da non arrecare alcun danno, ma per contenere e ammorbidire la persona che dà in escandescenze». Il brasiliano irregolare ha rifiutato le cure e non ha riportato alcuna lesione, mentre gli agenti hanno 3 giorni di prognosi.

I vigili sono stati formati adeguatamente e hanno messo in atto il protocollo previsto in queste situazioni: lo spray al peperoncino ha la stessa funzione, fermare il soggetto. Per potere eventualmente eseguire un Tso, gli agenti avrebbero dovuto comunque portare l'uomo all'Ufficio Centrale Arresti e fermi e da lì chiamare uno specialista per la perizia.

Non solo, gli agenti hanno fermato l'auto quando sembrava che il brasiliano avesse un malore per soccorrerlo, cadendo nella trappola ordita dal balordo, che è scappato. Infine una considerazione generale: «Quell'uomo è chiaramente malato, qualcuno lo dovrà prendere in carico.

Non può essere lasciato andare così - riflette Vincini - Lo Stato deve prendere atto che la questione del disagio mentale deve essere affrontata».

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