Conflitto d'interessi grillino: fuori i ricchi dal Parlamento

Il M5s rilancia la proposta: stop a chi ha patrimoni oltre i 10 milioni di euro. Ma scordano il ruolo di Casaleggio

Come un fidanzato geloso, dopo la telefonata tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, il capo politico del M5s Luigi di Maio si vendica rilanciando la battaglia per l'approvazione della legge sul conflitto d'interessi: «Serve una legge sul conflitto d'interessi che nei prossimi giorni, da lunedì (domani per chi legge, ndr), noi calendarizzeremo nella commissione Affari costituzionali della Camera», dice il vicepremier. Parole che scatenano il fuoco dei parlamentari 5s, che in batteria rilanciano l'annuncio. Ed è già pronta una bozza, targata M5s, per regolare conflitti tra incarichi politici e privati. Il testo introdurrebbe il divieto di incarichi nel governo statale o locale e nelle Authority per i soggetti titolari, anche per interposta persona, di patrimoni immobiliari o mobiliari oltre i 10 milioni di euro, fatta eccezione per i titoli di Stato. La bozza fa anche riferimento alle partecipazioni superiori al 2% in imprese titolari di diritti esclusivi, monopoli, radio tv, editoria, internet o di interesse nazionale. Nella proposta di legge, ricompare anche il vecchio mantra dei due mandati, tanto caro al M5s: «Non sono eleggibili - si legge - coloro che hanno esercitato per due mandati, anche non consecutivi, la carica di membro del Parlamento». Poi un giro di vite per i magistrati che decidono di «scendere in campo»: secondo il nuovo testo non sarebbero eleggibili tutte le toghe che hanno svolto le loro funzioni nei sei mesi precedenti alla candidatura. Inoltre, dovranno aspettare 5 anni dalla cessazione del mandato parlamentare per recuperare funzioni e retribuzione (due anni, in casi di magistrati candidati e non eletti)

Ma sia Di Maio, che tutta la schiera di proseliti, dimenticano che l'unico e più imbarazzante conflitto d'interessi della politica italiana coinvolge il padre padrone dei 5s: Davide Casaleggio. Sono almeno tre i conflitti d'interesse in cui è coinvolto. Il governo, il cui azionista di maggioranza è il M5s, partito controllato dall'associazione privata Rousseau presieduta da Casaleggio jr, ha stanziato nell'ultima manovra 45 milioni di euro per la blockchain, la nuova tecnologia utilizzata dagli inventori delle criptovalute. Casaleggio è il titolare di una società che si occupa di consulenza per le aziende che decidono di imboccare la strada blockchain. Sintetizzando: Di Maio paga, Casaleggio incassa. E come consulente aiuta le aziende ad ottenere i fondi che il ministro dello Sviluppo ha messo a bando. Un conflitto d'interessi che Casaleggio esibisce in pubblico: la sua azienda ha infatti presentato a operatori, aziende e potenziali clienti il proprio rapporto sulla blockchain, finanziato da Poste Italiane e Consulcesi Tech.

Il secondo conflitto riguarda il legame tra l'associazione privata Rousseau, al cui vertice c'è Casaleggio jr, e gli eletti del Movimento. I parlamentari giurano sulla Costituzione. Dovrebbero espletare il mandato senza vincoli. Ma nei fatti, la loro Costituzione è lo statuto di Rousseau: tutti gli eletti sono obbligati a seguire gli ordini di Casaleggio. Sottoposti a penali e sanzioni nel caso in cui si rifiutino. Senza contare il fiume di denaro (pubblico) che i parlamentari dirottano nelle casse di Rousseau.

Terzo conflitto, la nuova frontiera della democrazia virtuale e diretta ipotizzata da Casaleggio: le infrastrutture su cui si svilupperanno i futuri meccanismi di selezione della classe politica saranno realizzati dal ministro dello Sviluppo economico Di Maio. Che è anche il capo, scelto da Casaleggio, per guidare M5s.

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