
A volte si resta perplessi di fronte alle facce di bronzo che trovi in politica. Anche se le posizioni strumentali sono il pane quotidiano, c'è un limite a tutto. Bisognerebbe guardarsi allo specchio, ricordare quello che si è detto e fatto fino adesso e poi magari rinfacciare all'avversario un errore o una scelta sbagliata. Una precauzione che l'opposizione di sinistra non ha adottato quando ha sollevato l'ultima polemica contro la Meloni che a Tirana non era presente alla riunione in cui i cosiddetti volenterosi - cioè il presidente francese Macron, il cancelliere tedesco Merz, il leader polacco Tusk e il primo ministro inglese Starmer - si sono confrontati sulla guerra in Ucraina con Zelensky e poi hanno telefonato insieme a Donald Trump. Assenza che è subito stata stigmatizzata dalla Schlein, da Conte, da Fratoianni e da Renzi. Sinonimo per loro dell'emarginazione e di un'assenza di peso del nostro Paese a livello internazionale ed europeo.
Ora la premier italiana nell'ultima riunione dei volenterosi a Kiev non era andata per sua decisione, aveva limitato la sua partecipazione ad un collegamento da remoto. Quindi, non era stata esclusa ma si era autoesclusa perché non era convinta del protagonismo di Macron e compagni: un po' perché quella linea rischiava di andare in rotta con la strategia del Presidente Usa, un po' perché non condivideva l'idea ventilata da inglese e francesi di inviare un contingente europeo in Ucraina. È evidente che avendo disertato quell'incontro non aveva motivo di presenziare la riunione dello stesso gruppo di paesi a Tirana. È stata una decisione della Meloni, giusta o sbagliata che sia, presa sull'altare della coerenza. Magari sarebbe stato opportuno stare nel gruppo fin dall'inizio, sposando e rappresentando una linea diversa (anche tedeschi e polacchi non hanno intenzione di inviare soldati a Kiev). Ma ogni governo fa le sue valutazioni. Se poi non si hanno in simpatia i modi francesi qualcuno consigliava - non dico chi - che a volte è necessario farsi concavi e convessi perché nella politica internazionale e in diplomazia se vuoi contare funziona così.
Fin qui la Meloni. Le critiche che però le sono arrivate addosso dalle opposizioni sono paradossali e per alcuni versi imbarazzanti per il pulpito da cui provengono. Al netto di Renzi o di Calenda che hanno sempre appoggiato senza riserve Kiev, come pure non hanno mai avuto dubbi sul riarmo europeo, gli altri - cioè Conte, Fratoianni e la Schlein - per le posizioni assunte non sarebbero stati ammessi neppure nell'anticamera della riunione dei volenterosi. È difficile immaginare, infatti, che, non dico il no netto ad inviare soldati in Ucraina, ma addirittura il pacifismo disarmato e accondiscendente verso Putin di Conte e Fratoianni o, ancora, i dubbi sul riarmo europeo espressi della Schlein possano in qualche modo coniugarsi con l'intransigenza di Macron e Starmer contro Putin o con i mastodontici piani di riarmo della Germania di Merz: sono pianeti diversi. Anche se la Meloni è restata fuori dalla porta nessuno può rinfacciargli di aver fatto mancare in qualche modo l'appoggio incondizionato a Zelensky, come pure di non essere convinta dell'idea che se si vuole essere sicuri e contare nel mondo gli investimenti nella difesa sono un passo obbligato per l'Europa. I suoi critici, invece, hanno convinzioni lontane anni luce e per alcuni versi incompatibili con i partecipanti all'incontro di Tirana.
Un governo Schlein o Conte che portasse avanti le linee di politica estera del «campo largo» non solo non avrebbe nessun rapporto con gli Stati Uniti di Trump, ma sarebbe visto con sospetto e diffidenza pure a Parigi, Londra, Berlino e Varsavia. Questa non è un'opinione ma un dato su cui dovrebbero riflettere i leader di quello schieramento.
Il punto è che in frangenti drammatici come gli attuali maggioranza e opposizione dovrebbero trovare punti d'incontro sulla politica estera: è la logica che dovrebbe caratterizzare un paese serio. E non usare un argomento così delicato per polemiche che guardano solo ai sondaggi e mirano al consenso. Una scorciatoia - questa sì - che rischia di attaccarci addosso ancora una volta l'immagine dell'Italietta.
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