Coronavirus

Conte esclude il lockdown ma non convince. Meloni: "Usano il virus per le elezioni"

Dopo tanta comunicazione "emergenziale", il premier prova a tranquillizzare

Conte esclude il lockdown ma non convince. Meloni: "Usano il virus per le elezioni"

È stato uno strano agosto quello di Giuseppe Conte. Silenzioso, se si escludono le passerelle del ponte di Genova e di Amatrice. Le maratone su Facebook dei giorni del lockdown sembrano un ricordo lontano. Anche se la paura della «seconda ondata» si è insinuata dentro le stanze di Palazzo Chigi. Insieme ai timori sulla crisi economica, alla confusione sulla scuola e alle incertezze di un Recovery Plan ancora in alto mare.

Forse a ottobre si saprà di più dei 200 miliardi europei che per il momento rimangono sulla carta. Intanto i contagi aumentano, a fronte dei tamponi record. In un contesto del genere i messaggi in bottiglia che arrivano dal capo del governo sembrano più che altro un mettere le mani avanti per non cadere che non una rassicurazione vera e propria. Come quando Conte fa sapere che all'orizzonte non c'è nessun pericolo di una nuova chiusura totale. Un lockdown nello stile dell'ultima primavera, per intenderci. In una fase che aveva portato così tanti consensi al premier da far fiorire sui social le pagine delle fans urlanti e scatenate.

Ma ora, alle soglie di un autunno che è tutto un grande punto interrogativo, la rockstar di Chigi preferisce tenere il profilo basso. Meglio tranquillizzare facendo pervenire retroscena in cui è dipinto chino sulla scrivania a studiare i dossier. Primo tra tutti, quello sanitario. Con un «piano di monitoraggio della curva del contagio» descritto come un oscuro elisir composto da 21 indicatori. Grafici e tabelle che dovrebbero servire ad evitare lo spauracchio di un altro «restate a casa» che seppellirebbe l'economia. Per il momento gli unici imprevisti ammessi sono su base locale. Chiusure totali in determinate zone nel caso scoppiassero focolai che le autorità non fossero in grado di controllare continuando a garantire le libertà personali e le attività economiche

A proposito di economia: le decisioni di spesa dei soldi del Recovery Fund sono una spada di Damocle che pende sulla testa dell'avvocato foggiano. Che immagina già un dibattito movimentato nel governo sulla gestione di 200 miliardi di euro che ancora non si sa come e quando arriveranno. Di certo si dovrebbe capire qualcosa in più poco prima del 15 ottobre, giorno in cui il governo italiano dovrà spiegare all'Europa il suo piano. E sempre in tema di denari europei, Conte teme il pressing del Pd sul Mes. Se si dovesse arrivare alla resa dei conti in Parlamento, il M5s andrebbe in frantumi e con i grillini esploderebbe tutta la maggioranza. Mentre c'è ottimismo sulla risoluzione del nodo scuola nel nuovo vertice previsto per oggi tra il governo e le Regioni.

Ma intanto sta per scadere il tempo per la conversione degli ultimi decreti della montagna di provvedimenti urgenti prodotta dall'esecutivo per fare fronte alla crisi del Coronavirus. In sospeso c'è il provvedimento, chiacchieratissimo, che proroga lo stato di emergenza fino al 15 ottobre. Il decreto Semplificazioni, oberato di emendamenti dagli stessi giallorossi, è in commissione al Senato e arriverà in aula il 1 settembre. Il dl Agosto è stato incardinato al Senato da meno di due settimane.

E poi c'è il gioco politico. Da cui il premier del Consiglio, almeno a parole, dice di volersi tenere fuori. Ma che lo riguarda da vicino. I risultati delle elezioni regionali, con una vittoria di Vincenzo De Luca in Campania e un flop di Ferruccio Sansa in Liguria, potrebbero dare voce a chi, in entrambi i partiti di maggioranza, è scettico sullo schema dell'alleanza organica auspicato da Conte.

E dall'opposizione fa paura l'ascesa della leader di Fdi Giorgia Meloni, che ieri ha accusato il governo di fare campagna elettorale per le Regionali «utilizzando anche il Covid».

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