Conte adesso alza la cresta: "Il M5S non è la succursale del Pd"

Il leader del M5S batte i pugni sul tavolo e avverte il Partito democratico: "Pretendo dignità e rispetto, non posso accettare certe accuse". La reazione di Orfini (Pd): "Abbiamo avuto fin troppa pazienza"

Conte adesso alza la cresta: "Il M5S non è la succursale del Pd"

Una diretta dai toni durissimi per mettere nel mirino le altre forze politiche, alcuni commentatori televisivi e il premier Mario Draghi. Il tutto senza risparmiare gli alleati del Partito democratico, avvertiti e sferzati con parole nettissime. È un Giuseppe Conte furioso, probabilmente mai visto così, in seguito al caos politico che si è creato sull'aumento delle spese militari al 2% del Pil entro il 2024. Le ricostruzioni su una possibile crisi di governo hanno fatto irritare l'ex presidente del Consiglio, che senza mezzi termini ha replicate alle accuse arrivate nelle ultime ore.

Gli avvertimenti al Pd

Il leader del Movimento 5 Stelle ha riconosciuto che l'alleanza con il Pd va avanti da tempo e ha rivendicato risultati congiunti come pacchetti di riforme condivise. Ma allo stesso tempo ha usato un approccio comunicativo molto forte, che non ha risparmiato avvertimenti e frecciatine all'indirizzo del Partito democratico: "Non funziona così. Non siamo la succursale di un'altra forza politica, non siamo succedanei di qualcuno. Pretendo rispetto e pari dignità".

Conte ha voluto replicare per le rime a tutti coloro che stanno attribuendo al M5S l'intenzione di sfilarsi dalla maggioranza e interrompere l'equilibrio dell'esecutivo, innescando così un ritorno alle urne: "Noi irresponsabili e inaffidabili? Non posso accettare queste accuse. Non accetto che ogni volta che poniamo una questione politica ci si accusa di volere una crisi governo. Vogliamo il rispetto da tutte le forze politiche". Lo ha detto battendo i pugni sul tavolo nel corso di una diretta sul proprio profilo Instagram.

Il riferimento, anche se non esplicito, potrebbe essere alle dichiarazioni rilasciate questa mattina da Enrico Borghi: il deputato dem ha parlato di una "intima contraddizione tra ciò che ha fatto e ciò che professa" Conte, aggiungendo che una crisi di governo in questo momento "sarebbe incomprensibile". Anche Enrico Letta ieri ha sottolineato che creare instabilità politica ora "lascerebbe sbigottito il mondo intero".

La reazione

Non è tardata ad arrivare la reazione in casa Partito democratico. Matteo Orfini ha voluto ricordare che il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha proposto la soluzione al problema: "Conte non venga a parlarci di mancanza di rispetto. Letta e Guerini hanno avuto fin troppa pazienza, sicuramente più di quanta ne avrei avuta io. Sfido a trovare una coerenza in Conte". Orfini si chiede se i 5 Stelle "pensano di superare la loro crisi di consensi con battaglie strumentali sulla pelle del governo".

Alleanza giallorossa a rischio

Appare evidente come in queste condizioni l'asse giallorosso sia a fortissimo rischio. Anche perché alle elezioni amministrative di giugno non ci si riuscirà a presentare uniti e compatti in tutte le città: le defezioni non mancheranno e il timore è di impantanarsi in una maionese deleteria. Il motivo? In occasione delle elezioni comunali dominano le dinamiche locali piuttosto che quelle nazionali.

A mettere in dubbio l'alleanza M5S-Pd è stato anche Andrea Marcucci, secondo cui "sarà molto difficile ipotizzare un'alleanza" qualora i grillini dovessero continuare a "mettere in difficoltà o peggio a far cadere il governo Draghi".

Il senatore del Partito democratico se l'è presa anche per il voto sulla fiducia sul decreto Ucraina: Vito Petrocelli (presidente della commissione Esteri) ha votato "no", mentre Daniele Pesco (presidente della commissione Bilancio) è risultato assente.

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