"Contro l'umanità e Vangelo". La Chiesa processa Musumeci

La diocesi di Palermo e l'arcivescovo di Agrigento contro il governatore per l'ordinanza sulla chiusura degli hotspot dell'isola

"Contro l'umanità e Vangelo". La Chiesa processa Musumeci

La Chiesa (siciliana) va all’attacco di Nello Musumeci. L’ordinanza del presidente della regione sulla chiusura dei centri di accoglienza per i migranti rimane così al centro del dibattito e delle polemiche. Dopo la presa di posizione del Viminale di Luciana Lamorgese e il coro di disapprovazione della sinistra, ora arriva anche l’attacco della diocesi di Palermo e dell’arcivescovo di Agrigento.

Procediamo con ordine. Vista l’emergenza sanitaria per via della pandemia di coronavirus e la crisi migratoria acuitasi (come ogni anno) nel corso dell’estate, il presidente Musumeci ha disposto la chiusura – entro le 24 di oggi, 24 agosto – di tutti gli hotspot sul territorio regionale, per preservare l’ordine e la sicurezza pubblica.

"Tutti i migranti presenti negli hotspot e in ogni centro di accoglienza devono essere improrogabilmente trasferiti e/o ricollocati in altre strutture fuori dal territorio della Regione Siciliana, non essendo allo stato possibile garantire la permanenza nell'Isola nel rispetto delle misure sanitarie di prevenzione del contagio", si legge infatti nel provvedimento finito al centro del dibattito.

Quest’oggi, a fare eco alle critiche di ieri, sono arrivate le nette prese di posizione della Caritas diocesana di Palermo e dell’Ufficio Migrantes. Le due realtà, infatti, hanno espresso "forte preoccupazione e fermo dissenso" in relazione all’ordinanza del governatore. "L’ordinanza – si legge nella nota – sceglie la via dell’ennesima negazione del diritto umano alla mobilità, la via mistificante di una nuova cosciente discriminazione".

E non è tutto, visto che la Caritas e l’ufficio Migrantes del capoluogo regionale polemizzano ulteriormente: "La Regione Sicilia nei mesi scorsi, per bocca dello stesso presidente, aveva prefigurato misure di controllo severissime per i turisti orientati a trascorrere le loro ferie in Sicilia. Di quel che fu preannunziato a maggio finora non si è visto nulla, né si sono messi in atto protocolli di sicurezza volti ad evitare assembramenti o altre forme di pericolosa promiscuità".

Secondo le due realtà diocesane, inoltre, l’ordinanza di Musumeci trasmetterebbe un "messaggio intimamente sbagliato e antropologicamente pericoloso". E motivano così il loro affondo: "Intimamente sbagliato, perché si attribuisce ai migranti la responsabilità di una diffusione del contagio che casomai è da attribuire alla mancanza di protocolli e di misure adeguate a tutelare i cittadini dell’Isola e chiunque venga in Sicilia dall’Italia e dall’estero; antropologicamente pericoloso, perché equipara i poveri agli untori e divide ancora una volta l’umanità in due, inconsapevolmente preparando e non evitando la catastrofe planetaria che verrà da un mondo disunito e disumano".

Da Palermo ad Agrigento, visto che contro Musumeci si è espresso – via Facebook – anche l’arcivescovo agrigentino Alessandro Damiano.

L’uomo di Chiesa, infatti, ha invitato a "non soffiare sul fuoco della paura e della rabbia", dicendo che "chi gioca sulla pelle dei poveri si assume la responsabilità di minare la coesione sociale". Infine, Damiano ha concluso scrivendo che "i migranti sono persone che hanno il diritto-dovere ad una quarantena in sicurezza e serenità così come tutti i cittadini".

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