Politica internazionale

Le "coperture" di Mattarella e quella telefonata a Macron

Nella vicenda con la Francia il Colle ha giocato di sponda con Giorgia e spiazzato i colonnelli di Fdi

Le "coperture" di Mattarella e quella telefonata a Macron

Ricapitoliamo. Domenica 23 ottobre, qualche ora dopo il passaggio della campanella da Mario Draghi a Giorgia Meloni, quest'ultima in un albergo romano incontra Emmanuel Macron. Il faccia a faccia dura un'ora e va meglio delle più ottimistiche previsioni. Sarà un caso, fatto sta che il presidente francese sarà disponibile ad accogliere i 234 naufraghi a bordo della Ocean Viking, che sbarcheranno finalmente nel porto di Tolone. Questa disponibilità di Macron a farsi carico della vexata quaestio è ovviamente accolta con favore in Italia. Il guaio è che in qualche caso si eccede in entusiasmo. Come Matteo Salvini, un ministro in carica, che si compiace del fatto che l'Italia ha piegato la Francia.

Non l'avesse mai detto. Da quel momento da Parigi volano parole grosse nei confronti dell'Italia e del suo governo. Addirittura spropositate. Soprattutto per una questione di politica interna. Le opposizioni di destra e di sinistra fanno di tutto per rendere la vita difficile a Macron, considerato colpevole di un cedimento. Insomma, i rapporti tra i due Paesi peggiorano di giorno in giorno come ai tempi in cui Francesco Crispi era presidente del Consiglio. In tanto bailamme Sergio Mattarella, che è legato da stima e amicizia nei confronti del suo omologo francese, alza la cornetta e parla con Macron. Il comunicato congiunto del 14 novembre rileva che nel corso del colloquio telefonico «entrambi hanno affermato la grande importanza della relazione tra i due Paesi e hanno condiviso la necessità che vengano poste in atto condizioni di piena collaborazione in ogni settore».

Mattarella vola alto, senza scendere nei dettagli. E informa il presidente del Consiglio dell'avvenuta telefonata. Ma prima Palazzo Chigi era stata avvertito dal Colle? Sembrerebbe di no. Ma la cosa non è verosimile. Mattarella non è né un Gronchi né un Pertini. Sa bene quali sono le sue prerogative e intende trasmetterle integre, come disse Luigi Einaudi, ai suoi successori. Ma sa altrettanto bene che in una forma di governo parlamentare come la nostra l'indirizzo politico compete al governo. E ogni atto o dichiarazione del Colle abbisogna della controfirma espressa o tacita del potere esecutivo. Perciò tutto farebbe supporre che il governo sia stato preventivamente informato dell'intenzione di Mattarella. Ma allora perché nasconderlo? Forse perché l'inquilino del Quirinale non intendeva «scoprire» la Meloni, ovviamente con il pieno consenso di quest'ultima.

Ma poi pezzi da novanta del suo partito, da Ignazio La Russa a Tommaso Foti, danno l'impressione di rompere le uova nel paniere. Più che da dire, hanno avuto in qualche misura da ridire. Si presume all'insaputa del presidente del Consiglio.

Che avrà avuto un buon motivo per appellarsi a un noto proverbio: dai nemici mi guardo io, ma dagli amici mi guardi Iddio.

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