Magistratura

Coppie gay, altro schiaffo. "No ai bimbi con due mamme"

I pm contro i colleghi del tribunale che avevano dato l'ok alle trascrizioni: "Lo dice la Consulta"

Coppie gay, altro schiaffo. "No ai bimbi con due mamme"

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È arrivato il ricorso della Procura di Milano contro le sentenze del Tribunale civile che lo scorso 23 giugno avevano dichiarato «inammissibile» la richiesta della stessa Procura di annullare le trascrizioni degli atti di nascita di bambini figli di coppie di donne, concepiti con la procreazione assistita e partoriti all'estero. Nel nostro ordinamento, scrivono i pm, «è escluso che genitori di un figlio possano essere due persone dello stesso sesso».

Si tratta tecnicamente di reclami alla corte d'Appello, depositati ieri contro i tre decreti del Tribunale che riguardano altrettante coppie di mamme. I reclami sono stati formulati dal pm Rossana Guareschi, che fa parte del Pool soggetti deboli ed è specializzata in affari civili, con il coordinamento anche del procuratore Marcello Viola. Nella sentenza numero 237 del 2019, scrive il pm, la Corte costituzionale «ha riaffermato il principio secondo cui allo stato nel nostro ordinamento è escluso che genitori di un figlio possano essere due persone dello stesso sesso». E con una sentenza del 2021 la «Corte costituzionale ha ribadito che gli articoli 8 e 9 della legge numero 40 del 2004 e l'articolo 250, comma 4, del codice civile, nell'attuale formulazione, non consentono al bambino nato nell'ambito di un progetto di procreazione medicalmente assistita eterologa praticata da una coppia dello stesso sesso (femminile), l'attribuzione dello status di figlio riconosciuto anche da parte della madre intenzionale che ha prestato il consenso alla pratica fecondativa». Una settimana fa i giudici civili avevano dichiarato la validità delle trascrizioni per tre famiglie. Annullando invece un quarto atto di nascita di un bambino nato sempre all'estero dall'unione di due uomini che erano ricorsi alla maternità surrogata (illegale in Italia). Nel proprio nuovo atto la Procura milanese cita «i principi univoci dettati, a partire dal 2019, dalla giurisprudenza costituzionale e di legittimità», ossia dalla Cassazione.

Il punto su cui il pm Guareschi, che aveva presentato le istanze di annullamento, aveva insistito nelle udienze di primo grado era la possibilità per i giudici di rettificare atti, che riconoscevano anche la cosiddetta «madre intenzionale» oltre a quella biologica, redatti dall'anagrafe del Comune in violazione di legge. Nei tre decreti, invece, i giudici dell'Ottava sezione civile avevano chiarito che l'anagrafe può «rifiutare di accettare una dichiarazione di riconoscimento del figlio, ma una volta che la dichiarazione sia stata accettata, anche se per compiacenza, per errore o in violazione di legge, e sia stata annotata in calce all'atto di nascita del minore, il riconoscimento effettuato non potrà essere contestato».

Spiegavano i giudici che per l'eventuale annullamento è possibile ricorrere solo a una procedura speciale, ossia «al modello di tutela che il nostro ordinamento prevede per la rimozione dello status di figlio». Procedura più lunga e cui non può accedere la Procura. Tra l'altro nei giorni scorsi si è tenuta, sempre davanti all'Ottava civile, un'udienza su un ulteriore caso di coppia di donne che hanno avuto un figlio con procreazione assistita all'estero. I pm hanno chiesto di annullare anche questa trascrizione, perché avvenuta ancora una volta dopo la nota sentenza della Cassazione di dicembre. È naturalmente attesa una decisione in linea con le altre. Mentre è probabile che i due uomini, che si sono visti annullare una settimana fa la trascrizione dell'atto di nascita del figlio non faranno ricorso. Sceglieranno piuttosto la strada dell'adozione in casi speciali prevista dalla legge, con domanda in un Tribunale dell'Emilia Romagna, dove risiedono. È questa la via che viene suggerita dai tribunali, per i giudici da preferire a una semplice trascrizione all'anagrafe, che infatti è ora messa in discussione in diverse città.

L'adozione da parte del genitore «intenzionale», prevista dall'ordinamento appunto in «casi speciali», è probabilmente meno veloce ma di certo rappresenta una soluzione più stabile.

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