Coronavirus

Coronavirus, l'affondo di Zaia: "Ue latitante come per i migranti"

Dopo il duro post di Matteo Salvini anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, attacca l'Ue: "Latitanza scandalosa, sembra di vedere replicata la situazione dell'immigrazione"

Coronavirus, l'affondo di Zaia: "Ue latitante come per i migranti"

Dopo Matteo Salvini anche il presidente del Veneto, Luca Zaia, lancia la sua stoccata all’Europa. Un’Europa "latitante" che "non ha dato né regia né modello sanitario". Così il governatore leghista denuncia l’assenza delle istituzioni comunitarie nel corso del consueto punto stampa sull’emergenza, che si è svolto alla protezione civile di Marghera.

"Abbiamo un modello di Europa in testa che non è quello che abbiamo sotto gli occhi oggi, la latitanza dell'Europa adesso è scandalosa, sembra quasi di vedere replicata la situazione dell'immigrazione, quando Lampedusa era solo un confine italiano e non europeo", ha detto Zaia davanti ai giornalisti, nel giorno in cui il leader della Lega, Matteo Salvini, chiede di "ripensare" l’Ue una volta sconfitto il virus. "La Bce non si sta muovendo come la Federal Reserve, gli Stati europei si muovono a random, la Germania stanzia 500 miliardi, l'Italia 25, la Spagna è in grosse difficoltà sanitarie, mi chiedo dov'è finita l'Europa?", ha continuato il governatore di una delle regioni italiane più colpite dalla pandemia, con quasi 7.500 contagiati.

"C'è un commissario per la Salute? Si faccia sentire, anche quello per l'Economia si faccia sentire – ha aggiunto - qui abbiamo due emergenze, quella sanitaria e quella economica, vanno di pari passo purtroppo". Poco prima delle dichiarazioni del presidente del Veneto era stato Matteo Salvini sui social a lanciare un duro attacco a Bruxelles definendo le istituzioni europee "un covo di serpi e di sciacalli". "Schifo e sdegno per questa Europa, si sono presi 15 giorni per valutare se, chi e come aiutare i geni mentre la gente sta morendo", ha scritto il leader della Lega in un post su Facebook.

"Prima sconfiggiamo il virus, poi ripensiamo all'Europa e, se serve, salutiamo senza neanche ringraziare", è la conclusione. Ieri l’Eurogruppo non è riuscito a definire una strategia comune per affrontare lo choc economico generato dalla pandemia. Il governo italiano e quello spagnolo si sono rifiutati di avallare una prima bozza di accordo, stilata tenendo conto soprattutto delle posizioni di Germania, Paesi Bassi e degli altri Stati del Nord Europa.

L’oggetto del contendere sono gli strumenti per uscire dalla crisi, in primis i cosiddetti "coronabond", invocati da Roma, Parigi e Madrid in testa e avversati dalla cancelliera tedesca, che secondo la ricostruzione del Die Welt sarebbe stata "irritata dall’aggressività" del premier Giuseppe Conte. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, si sono dati quindi due settimane di tempo per presentare delle "proposte di lungo periodo" che dovranno poi essere approvate dall’Eurogruppo.

Michel ha definito "uno scambio politico, estremamente intenso e denso e di qualità" la riunione di ieri, e questo, ha detto il presidente del Consiglio europeo è il motivo per cui è stato chiesto "all'Eurogruppo di continuare questo lavoro" nelle prossime settimane.

Una tempistica che fa discutere, visto il ritmo incalzante della pandemia.

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