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La corsa verso il Colle. "Draghi? In pole, ma non si sa mai..."

Mario Draghi, Romano Prodi, Marta Cartabia, il presidente del Senato Maria Alberti Casellati, Enrico o Gianni Letta. Ecco tutti i nomi in corsa per il Quirinale

La corsa verso il Colle. "Draghi? In pole, ma non si sa mai..."

Draghi sì, Draghi no. Con il Recovery Plan approvato, l'attenzione del mondo politico si sposta sul successore di Sergio Mattarella e l'elezione del premier al Colle non sembra più l'unica strada percorribile.

“Dopo aver sentito il discorso di Mario Draghi alle Camere, mi sono convinto che cercheranno di tenerlo il più possibile per attuare il Recovery Plan”, spiega a ilGiornale.it Nicola Graziani, cronista dell'Agi e decano dei quirinalisti. “È vero che dal Colle eserciterebbe una certa influenza, ma le decisioni le prenderebbe Palazzo Chigi”, sottolinea Graziani, sempre più convinto che l'attuale premier voglia restare “nella stanza dei bottoni”. Ed è altrettanto vero che, soprattutto nel campo del centrosinistra, ci sono tante personalità che, da tempo, ambiscono a salire al Colle, primo tra tutti Romano Prodi. Lui, nelle interviste ufficiali, smentisce affermando di “non avere l'età”, ossia di essere troppo vecchio. E, in effetti, 82 anni non sono pochi, ma “ci prova in tutti i modi perché è il suo sogno da tanti anni”, ci dice Graziani che esclude l'ipotesi Prodi per tre motivi. Anzitutto “è già stato impallinato ai tempi di Napolitano”. In secondo luogo l'ex premier, in quanto ex leader del campo del centrosinistra, sarebbe, proprio come D'Alema o Franceschini, una figura divisiva che “alla prima occasione avrebbe contro il centrodestra, ora dato intorno al 47%”. Infine, “dentro il Pd non ha più l'appeal di un tempo”. Il deputato Giacomo Portas, leader dei Moderati, deputato dal 2008, ci conferma questa sensazione: “Nulla contro Prodi, ma io voterei Draghi. Sta facendo bene come premier e penso che sarebbe un onore per noi italiani averlo come presidente della Repubblica. Sono nel centrosinistra, ma ragionerò con la mia testa”. Più scettico il senatore di Forza Italia, Lucio Malan che avverte: “Le corse al Quirinale sono sempre accidentate, il risultato non è scontato. Draghi deve fare attenzione a non logorarsi. Se arrivano i risultati che noi tutti ci auguriamo è chiaro che il presidente Draghi diventerà Capo dello Stato, ma non si sa mai”.

Poi c'è la suggestione Enrico Letta, una personalità che gode di buoni rapporti sia in Europa sia in Vaticano. “È un'ipotesi che è ventilata quando è stato richiamato, ma che presenta due ostacoli: è troppo giovane ed è segretario di un grande partito”, evidenzia il quirinalista dell'Agi. E aggiunge: “Anche Cossiga era molto giovane quando è stato eletto e questo è un problema perché aveva ancora una gran voglia di fare politica e, quindi, è diventato un elemento di instabilità per il sistema”. Solitamente, invece, si scelgono Capi di Stato in età più avanzata proprio per evitare che dopo non abbiano troppe ambizioni “se non quella di essere rieletti”, dice Graziani. Il secondo nodo è il ruolo di segretario: “È pur vero che anche Saragat era segretario di un partito, ma si trattava del Psdi. Il Pd, a seconda del momento, invece, è secondo, terzo o quarto partito ed è il partito che guida una delle due coalizioni”, sottolinea il quirinalista che azzarda: “Io, più che Enrico Letta, vedrei Gianni Letta al Colle”. Mattarella a parte, infatti, l'unico altro politico con le caratteristiche adatte a 'fare sintesi' sarebbe proprio Letta senior che, in questo frangente, “è stato intelligente a tenere rapporti con tutti, anche con i grillini e non è poi così impresentabile ai loro occhi”. Di fronte a un simile scenario, il forzista Malan si chiede: “È evidente che Letta ha ambizioni sfrenate, ma a quale prezzo? Se il prezzo è far cadere un governo che sta lavorando per l'Italia ,è un po' altino come prezzo”. Per quanto riguarda, invece, l'idea di eleggere Gianni Letta, dice: “Non mettiamo limiti alla provvidenza. Sarebbe bello e giusto che il centrodestra avesse un Capo dello Stato, ma non sarà facile”.

Ma il 2022 potrebbe anche essere, finalmente, l'anno di una donna al Quirinale? “Marta Cartabia potrebbe fare il presidente del Consiglio sotto il patrocinio di Draghi al Quirinale. Sicuramente è una figura di alto prestigio, essendo stata anche la prima presidente donna della Corte Costituzionale”, osserva Malan. Più scettico il cronista Graziani: “Una donna al Quirinale si dice tutte le volte. La Cartabia si presenta molto bene e sa muoversi negli ambienti giusti ma è abbastanza digiuna di politica e, poi, stenta sulla riforma della Giustizia”. E, a tal proposito, sottolinea: “Chi presenta una riforma della giustizia può essere logorato in corso d'opera perché una riforma del genere può essere modificata e impallinata”. Un'altra donna di prestigio che potrebbe ambire a salire al Colle è il presidente del Senato Maria Alberti Casellati "e il fatto che sia stata presa di mira dalla stampa con quell'articolo costruito sul nulla significa che è ritenuta in corsa", ci fa notare il senatore Malan.

Un altro schema sul campo, come ci conferma Malan, la rielezione “a tempo” di Mattarella di modo da consentire a Draghi di rimanere a Palazzo Chigi per gestire il dossier 'Recovery Fund' fin quasi alla fine della legislatura. Solo nel 2023 ci sarebbe il passaggio di consegne tra Mattarella e Draghi. “Anche se lui non vorrebbe, alla fine, credo che ci sarà la rielezione di Mattarella”, profetizza Graziani che spiega: “lui è l'ultimo della Prima Repubblica e i politici di quella stagione nascono per unire, quelli della Seconda per dividere e hanno automaticamente contro il 50% del Paese”. Meno praticabile, almeno secondo il quirinalista dell'Agi, è il percorso che porterebbe Draghi a Bruxelles nel 2024 quale sostituto della Von Der Leyen. “Mi sembra molto complicato perché, anche quando era alla Bce, i tedeschi non lo volevano tanto”, chiarisce Graziani. Di sicuro, osserva Malan, a Bruxelles “gli conviene arrivarci da presidente del Consiglio più che da presidente della Repubblica. Lasciare il Quirinale per andare a Bruxelles sarebbe un qualcosa di anomalo”.

Vuoi o non vuoi, alla fine, tutto ruota attorno ai desiderata di Draghi.

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