Milano «Stiamo attendendo i sondaggi sul confronto tra Gori-Fontana o Gelmini-Gori». Quando Silvio Berlusconi, a Radio Capital, inquadra così la questione Lombardia, si capisce che sull'ex sindaco di Varese non si è ancora chiuso. Poche ore dopo, a Roma, Roberto Maroni si ferma a parlare coi cronisti alla fine di un incontro al ministero dell'Autonomia. E conferma: «Da leghista faccio il tifo per Fontana che conosco ed è un amico - dice il governatore - Poi chiunque sarà la scelta io mi metto a disposizione. Mi auguro solo che Berlusconi, Salvini e Meloni facciano in fretta e scelgano rapidamente».
È il terzo giorno del caso Lombardia e il tempo gioca un ruolo cruciale nella scelta del candidato. Nelle 24 ore successive al passo indietro del governatore in carica, che ha rinunciato a correre per il bis, la Lega ha coltivato la speranza di un passaggio indolore, da giocare tutto fra le pareti di via Bellerio. Ha ostentato sicurezza, per dare l'impressione di un passaggio automatico, a beneficio di un leghista-moderato, dal profilo istituzionale, che fino a quel momento pareva destinato a un seggio senatoriale dopo due mandati da primo cittadino. «Buon lavoro al bravo Attilio Fontana per i prossimi 5 anni» aveva scritto lunedì pomeriggio il segretario leghista Matteo Salvini. D'altra parte, che Fontana si sia «dimostrato un amministratore valido e apprezzato» lo ha riconosciuto anche il leader di Forza Italia. Col passare delle ore però si è capito che poteva non bastare. Berlusconi alla radio ha derubricato Fontana a «proposta della Lega» e ha cominciato a farsi strada l'ipotesi alternativa. «Gelmini ha carte in regola» aveva dichiarato lunedì sera l'eurodeputato di Fi Stefano Maullu. Poi qualcuno in Fdi ha cominciato a sussurrare: «Anche Viviana Beccalossi potrebbe...». Ma la successione era già un testa a testa fra Gelmini e Fontana. Ieri mattina l'ex ministro dell'Istruzione era sul Garda per un convegno ma il suo nome veniva rilanciato con forza anche dal capogruppo azzurro Paolo Romani. A Radio 24, Salvini ha rivendicato la scelta di Fontana: «Quando ti trovi dalla sera alla mattina a dover risolvere un problema - ha spiegato - come in un'azienda, non puoi aspettare nemmeno 3 ore». Poi ha avuto man forte di Giorgia Meloni: «Fontana è un ottimo profilo, un amministratore capace, che a casa sua ha ben lavorato» ha detto la presidente di Fdi non senza riconoscere che la Lombardia «non è la regione nella quale Fdi è più forte».
Fontana resta in campo dunque. L'ha ribadito a Radio Anch'io il leghista Giancarlo Giorgetti: «A noi sembra ragionevole politicamente che il candidato sia della Lega. Io non ho dubbi».
Dubbi serpeggiavano invece nei forzisti lombardi, che vedevano nelle Comunali di Milano (e di Monza, di Sesto...) e nelle 12mila preferenze di «Stella», le prove di una maggior presa e forza di Forza Italia e di Gelmini. Così il confronto è rimasto aperto, più aperto che mai, fino alla decisione finale.
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