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La Corte Ue boccia Ungheria e Polonia: "Sì ai fondi condizionati allo Stato di diritto"

No al ricorso. Budapest: "Abuso di potere". Varsavia: "Violata la sovranità"

La Corte Ue boccia Ungheria e Polonia: "Sì ai fondi condizionati allo Stato di diritto"

La Corte di Giustizia dell'Unione europea ha respinto i ricorsi di Ungheria e Polonia contro la condizionalità che lega i finanziamenti provenienti dal bilancio Ue al rispetto da parte degli Stati membri dei principi dello Stato di diritto. Ungheria e Polonia sono due stati a guida semi-autoritaria che da anni si oppongono a controlli più stringenti sui fondi europei, che ricevono in quantità ingente e utilizzano per rafforzare il controllo sull'economia e la politica da parte della propria classe dirigente.

Reazioni prevedibili e molto dure da parte dei due Paesi. La ministra della giustizia ungherese Judit Varga parla di «abuso di potere da parte della Ue». «Questa sentenza è un nuovo mezzo di pressione sul nostro Paese». Da Varsavia, il viceministro della giustizia Sebastian Kaleta ha dichiarato che «oggi è necessaria l'unità contro l'attacco alla nostra sovranità. La Polonia deve difendere la sua democrazia dal ricatto che mira a privarci del nostro diritto all'autodeterminazione».

La Polonia ha dunque accusato la Corte di Giustizia Ue di voler privare di libertà gli Stati membri. A sottolinearlo lo stess ministro della Giustizia polacco, Zbigniew Ziobro. «L'Unione Europea sta diventando un blocco dove si può far uso della forza per privare gli Stati membri della loro libertà e limitare la loro sovranità, parliamo di potenza bruta e del suo trasferimento a chi, con il pretesto dello stato di diritto, vuole esercitare questo potere a spese degli Stati membri», ha affermato il ministro. Ziobro ha anche criticato il premier polacco Mateusz Morawiecki per aver raggiunto un accordo con gli altri leader europei nel dicembre 2020, in base al quale la Commissione avrebbe aspettato la sentenza della Corte prima di mettere in funzione il meccanismo di condizionalità. In cambio Varsavia e Budapest avevano revocato la minaccia di porre il veto al bilancio pluriennale dell'Ue.

Un atto «politicamente motivato». Così il ministro della Giustizia magiaro Judit Varga ha commentato la decisione della Corte di Giustizia Ue. «La decisione è una prova vivente del fatto che Bruxelles abusa del suo potere», ha scritto Varga su Twitter. Secondo il ministro, la decisione è basata solo sul fatto che l'Ungheria «ha adottato l'estate scorsa la nostra legge per proteggere i bambini». Il riferimento è alla controversa legge per impedire ai minori di venire a contatto con contenuti sessuali, un provvedimento ritenuto parte dello sforzo per ostracizzare gli omosessuali.

L'Unione Europea ha aperto una procedura d'infrazione contro la legge, ma la vicenda non è legata alla questione del meccanismo di condizionalità, oggetto del ricorso respinto.

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