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In corteo bandiere e slogan violenti: "Uccidere i fascisti non è reato"

Altro che difesa della scuola e della Costituzione, solo attacco all'esecutivo di centrodestra. Nel mirino i ministri Piantedosi e Valditara. E qua e là anche manifesti di solidarietà a Cospito e contro il 41 bis.

In corteo bandiere e slogan violenti: "Uccidere i fascisti non è reato"

Firenze - Doveva essere una manifestazione a difesa di scuola e Costituzione, quella organizzata ieri da Cgil, Cisl e Uil, dopo i fatti del Liceo Classico Michelangiolo. Invece si è trasformata, come era facile intuire, in un evento strettamente politico e contro il governo Meloni. Gianfranco Pagliarulo, presidente Anpi, attacca: «Meloni, lei piange per le leggi razziali ma non condanna il fascismo!». E qualcuno grida: «Il maresciallo Tito ce l'ha insegnato uccidere un fascista non è un reato».

In piazza si respira un ritorno al passato più che al futuro, riproponendo una sinistra che vuole mettere insieme forze moderate con frange più estremiste e radicali. Slogan «boicottare Israele e Palestina libera», bandiere jugoslave, anarchiche, palestinesi, tante falci e martello, cartelloni con scritto «sono antifascista ma soprattutto comunista», «Valditara e Piantedosi. Dimissioni». Ma forte è anche il sentimento anti-Nato. Spiccano manifesti contro l'imperialismo, il militarismo e le guerre umanitarie, colpevoli di «rapinare risorse e fonti di energia». Il corteo giunge in Santa Croce sulle note di Bella Ciao, e lentamente iniziano ad arrivare prima gli esponenti di primo piano dei partiti e poi i leader. Bonelli, Fratoianni, Serracchiani, Boldrini, Fiano, Verini, Provenzano, quindi la neosegretaria Schlein e Giuseppe Conte. Al momento della foto tra Landini, Conte e Giani, un organizzatore della Cgil si lascia andare ad una battuta: «Sta nascendo il Conte ter» e a fine comizio, sotto il palco un altro sindacalista, soddisfatto dell'esito, strizzando l'occhio al compagno (alcuni si chiamano ancora compagni) esclama: «Bene. Possiamo dire che l'operazione politica è stata compiuta». E se anche i rappresentanti del Pd non lo ammettono chiaramente, da Giani alla Boldrini, parlano di «piazza democratica», è probabile che da qui possa iniziare il percorso per la nascita di un nuovo fronte progressista. Dal palco uno dei ragazzi chiamati a intervenire si lascia andare - si spera a causa della foga del momento ad un «c'è Cospito in carcere e i fascisti liberi». In diversi intervistati, antifascisti lombardi e liguri, c'è solidarietà verso l'anarchico rinchiuso al 41-bis. Qualcuno parla addirittura di «persecuzione politica». Applauditissima e super protetta dagli uomini delle forze dell'ordine la neosegretaria del Pd. Gli elettori democratici apprezzano una svolta più a sinistra, sconfessano Matteo Renzi, «non l'abbiamo mai votato!», e Carlo Calenda. Ma sono comunque i tanti ragazzi dei collettivi e non, che davanti ai vertici dei partiti chiariscono: «Non vengano pure qui a fare passerelle. Dal comune alla regione al governo nazionale hanno partecipato alla distruzione del paese». Come vedrebbe questa alleanza tra Pd e M5s - chiedo ad un passante con la bandiera della Cisl messa in modo un po' garibaldino? «Io sono un cattolico di sinistra. Mi rappresentava Fioroni che però è uscito spero non sia solo un accordo elettorale». Ma dal reddito di cittadinanza, «non sono favorevole», all'invio di armi a Kiev non è in linea con la politica contiana. Insomma, molte sono le contraddizioni nella rossa piazza fiorentina. Anzi, richiamando Mao, «grande è la confusione» nella galassia progressista. Schlein e Conte in fondo al palco parlottano amichevolmente, poi si girano e salutano insieme. L'antifascismo e la lotta al governo Meloni, li unisce, almeno nei discorsi.

All'uscita, un gruppo di giovani regala dei giornalini marxisti per la rivoluzione: «L'inganno della transizione capitalista».

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