Cronache

Cortina, la regina delle Dolomiti rischia il crac. "Nessuna certezza e imprenditori in ginocchio"

La rabbia degli operatori nella famosa località turistica, che si sta preparando ad accogliere i mondiali del 2021: "Se salta il Natale salta tutto"

Cortina, la regina delle Dolomiti rischia il crac. "Nessuna certezza e imprenditori in ginocchio"

L'auto macina asfalto sotto le nostre ruote. Le case, quelle tipiche di montagna con i merletti sui balconi, i camini accesi, e i tetti di legno spioventi ci sfilano accanto una dopo l'altra. Cortina d'Ampezzo è la più bella. È lei la regina delle Dolomiti. Se ne sta in una conca, la Conca d'Ampezzo, che dall'alto la vedi tutta. Circondata dalle Dolomiti Ampezzane, Cortina cambia colore: il cielo diventa rosa grigio arancione.

L'aria è fredda. Frizzantina. Becca le narici. Qui questa mattina erano meno cinque gradi. Cortina è la località dei vip; è bellezza, sport, sci; dietro il comparto del turismo invernale ruotano miliardi e 120 mila lavoratori. Vengono i brividi a parlare con chi è in ginocchio nell'attesa del nuovo Dpcm. Vivono tra color che son sospesi dove cielo e terra si incontrano. La situazione è caotica, spiega al Giornale Gherardo Manaigo. Lui è il titolare dell'Hotel De La Poste, al centro della città, nonché vicepresidente di Mio Italia (Movimento Imprese Ospitalità).

«Noi apriamo il 4 dicembre, ci sono prenotazioni ma sono ballerine e dal governo zero indicazioni. Lo sci è sport, non è movida». Una città che oltre a prepararsi per la stagione, il Natale e le feste, si sta allestendo per i Mondiali di Sci 2021 e le Olimpiadi 2026. In giro ci sono cantieri, gru; alcuni hotel hanno investito per la ristrutturazione, oltre che per la limitazione del virus. Romeo Melon, titolare del prestigioso ristorante El Camineto, (Meloncino), non sa dove sbattere la testa. «Stiamo vivendo nella assoluta incertezza. Non so se devo assumere personale, se devo fare acquisti, il ponte dell'Immacolata ti dava l'ossigeno per partire». Lui da 120 coperti è passato a 66, più igienizzanti, macchina per sanificare i cuscini. «Non possiamo permetterci di perdere il Natale, significa mettere in ginocchio tutta una parte del Nord Italia. E poi, come è possibile pensare che in Francia e in Svizzera sciino e qui no».

Le Alpi divise, l'Italia la prima a rimetterci e l'ultima a ripartire e quest'anno ci si è messo pure il tempo. Fine novembre sembra settembre. Per incontrare la neve devi salire a 1600. Turisti pochi. Ma è normale a novembre. Poche prenotazioni. Arrivano i veneti nel fine settimana. «Tutta la parte del turismo internazionale ovviamente è ferma da marzo», ci dice Franco Lentini direttore dell'Hotel Cristallo. L'hotel, gruppo Marriott, marchio Luxury Collection che l'anno prossimo fa 120 anni di storia, si è attrezzato per aprire il 23 dicembre. Elisabetta Dotto, invece titolare dell'Hotel Ambra, uno dei tre aperti a Cortina, vuole essere ottimista. Anche se «stiamo lavorando al buio. Gli impianti sono fondamentali per la riapertura, lo sci è sport individuale, non di massa».

«Il rischio nel non aprire la stagione sciistica ci dice il sindaco Gianpietro Ghedina - è che con le piste chiuse si creeranno assembramenti in centro. In un paese di quasi 6 mila abitanti, abbiamo 25 mila posti sulle seconde case. E queste persone verranno comunque. Il Natale poi è il 30% del fatturato». Cortina tra Natale e febbraio raggiunge 60 mila persone. «Se non li fai sciare, li trovi in piazza». E poi i maestri di sci. Sul far della sera, parliamo con Roberto Pompanin, comandante Alitalia, per passione maestro. «Ho amici che vivono di questo. Aspettano l'inverno per pagare il mutuo, la scuola per i figli. Se salta il Natale, salta tutto». Già. Platone diceva che bisogna vivere nel modo più santo possibile. Ricordati di santificare le feste.

Appunto.

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