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"Così difendiamo l'agricoltura italiana"

Via libera al dl che blocca il fotovoltaico selvaggio nei campi. Ok a 150 milioni per l'ex Ilva

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«Ringrazio la presidente Meloni perché anche di fronte a scelte difficili, che ci sono in questo decreto - per esempio sull'articolo 5» ha tenuto fede alle « motivazioni che ci hanno indotto a continuare su questo tipo di scelta» contro chi «immaginava si potesse avere una deregulation permanente». Così il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ieri in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri ha spiegato una delle novità del decreto riguardante il settore primario. Non sarà più possibile, infatti, l'installazione di pannelli fotovoltaici a terra nelle aree produttive agricole, salvo alcune deroghe riguardanti cave, miniere, aree in concessione a Ferrovie dello Stato e ai concessionari aeroportuali, aree di rispetto delle autostrade, aree interne ad impianti industriali. Gli impianti già esistenti resteranno in esercizio, ma non si potrà aumentarne la superficie.

«Poniamo fine all'installazione selvaggia del fotovoltaico a terra; l'agrisolare permette di avere pannelli che permettono di coltivare. C'è la possibilità di continuare a produrre energia ma senza sottrarre terreno prezioso all'agricoltura», ha sottolineato il ministro, spiegando che con il ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto, c'è stata «grande serenità nella discussione». Forza Italia, infatti, era più sensibile alle istanze dei produttori di energia da fonti rinnovabili».

Tra le altre misure essenziali del decreto Agricoltura anche la sospensione per dodici mesi delle rate dei mutui della quota capitale per le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura che, nel 2023, hanno subito una riduzione del volume d'affari almeno del 20% annuo. Basterà un'autocertificazione purché i crediti non siano classificati da banche e intermediari come deteriorati. Per la quota interessi sono stati stanziati 20 milioni, mentre 32 milioni sono stati destinati alle filiere cerealicole e della pesca colpite rispettivamente dagli infestanti e dall'emergenza granchio blu. Da un'analisi di Coldiretti emerge che un'impresa agricola su tre potrà beneficiare della moratoria. Infatti, sono più di 145 mila le imprese agricole che hanno registrato una diminuzione pari almeno al 20% del volume d'affari nel corso dello scorso anno.

Questa è la misura cardine sulla quale si inseriscono, poi, una serie di provvidenze per coloro che hanno subito danni nell'esercizio dell'attività. A cominciare dal granchio blu per il quale viene nominato un commissario straordinario fino al 31 dicembre 2026. Il commissario entro 90 giorni dall'entrata in vigore del dl, dovrà varare un piano di intervento per la cui realizzazione sono stanziati 10 milioni di euro (un milione per il 2024, 3 milioni per il 2025 e 6 milioni per il 2026). Vengono, inoltre, incrementate le risorse del Fondo di solidarietà nazionale di 12 milioni di euro: 2 milioni per la moria del kiwi e 10 milioni per gli indennizzi da peronospora. Ci sono maggiori risorse per il contrasto alla flavescenza dorata della vite, con un ulteriore milione. Per il contrasto della peste suina, ha evidenziato Lollobrigida, saranno impiegate anche 177 unità dell'Esercito. Previsti, infine, sgravi per 130 milioni per gli investimenti nel Mezzogiorno e una maggiore vigilanza verso le pratiche commerciali sleali nei mercati all'ingrosso.

Il decreto contiene, infine, alcune misure per l'ex Ilva di Taranto, predisposte dal ministro delle Imprese Urso. Viene assicurato un finanziamento urgente di 150 milioni di euro, attraverso l'utilizzo delle risorse del Fondo «Patrimonio destinato». Il decreto prevede una misura per rafforzare la prevenzione del rischio incendi rinviando di 48 mesi per la definitiva trasmissione del rapporto di sicurezza. Infine, sono stati allineati i termini di durata massima del programma delle amministrazioni straordinarie che siano affittuarie di compendi aziendali di interesse strategico con quelli previsti per la società in amministrazione che sono, come nell'ex Ilva, proprietarie del compendio, in modo da evitare disallineamenti e difficoltà gestionali.

In particolare nell'ultima bozza del decreto era prevista una norma che tutela il futuro potenziale acquirente dell'ex Ilva dal rischio di un contenzioso legale che potrebbe sorgere con ArcelorMittal.

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