"Così dipingo il male durante i processi. Ma non giudico mai"

Che cosa si prova a dipingere il male? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Spinelli, live painter diventato artista giudiziario

"Così dipingo il male durante i processi. Ma non giudico mai"
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Che cosa si prova a dipingere il male? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Spinelli, live painter diventato artista giudiziario. In questi giorni saltabecca a Milano tra i processi contro Alessia Pifferi, accusata di aver lasciato morire la figlia di stenti, e Alessandro Impagnatiello, alla sbarra in Corte d'«Assise per l'omicidio di Giulia Tramontano e il bimbo che portava in grembo. Ha al suo attivo più di 150 tavole, chissà che presto non si esibisca anche a Torino, Roma o Napoli. Lo abbiamo incrociato durante una delle pause dell'udienza del processo di revisione della condanna per la Strage di Erba.

A lui tocca il compito di ritrarre Olindo e Rosa dietro le sbarre, ma quegli schizzi sono top secret anche per noi, in ossequio alla decisione della coppia di non farsi riprendere durante il processo di revisione, difesa strenuamente dai legali, quasi a voler ribadire che non sono loro l'oggetto del processo. Mentre ci mostra i somigliantissimi ritratti di Nico D'Ascola, Fabio Schembri e Luisa Bordeaux, chiusi nella sua carpetta marrone ci rivela come è nata questa passione. «Ho iniziato a dipingere ai concerti, più di 500. I miei committenti? I Festival... ho fatto anche un Primo maggio a Roma e a Taranto, ho lavorato anche per una cantante famosa».

Poi ti sei buttato sul crime.

«L'idea mi è venuta guardando un documentario sulle Bestie di Satana. Chissà perché questa cosa non si può fare in Italia...».

E allora? Che cosa hai fatto?

«Seguendo il consiglio di un paio di amici giornalisti, ho preso carta e penna e ho scritto al presidente del Tribunale di Milano Fabio Roja. Che incredibilmente dopo pochi giorni mi ha risposto entusiasta, dicendo che era un'idea eccezionale». Ed eccoci qui...».

È una pratica comune anche in altri Paesi, mi pare...

«Sì, in Francia, in Germania, in Inghilterra. Lì per esempio non puoi disegnare in aula. Devi osservare la scena, poi uscire e dipingerla. Altrimenti è oltraggio alla corte».

Ti faccio la classica domanda stupida. Cos'hai provato la prima volta nel rappresentare il nero del male a colori?

«Un forte senso di responsabilità. Cerco di restare distaccato, anche se in aula si discute di vicende dolorose».

Come si fa a restare indenni di fronte al sangue, alla morte, al dolore, alla colpa?

«La prima

volta l'ho vissuta come un peso, ho provato a tenere a bada le sensazioni, sapendo che avevo davanti una grande responsabilità. Diciamo che in questi anni ho imparato a restare indifferente, a lasciarlo solo sulla carta».

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