
C'era una volta il Commissario Timmermans, l'ideologo di un green deal ideologico, il cui obiettivo era quello di trasformare l'Europa da potenza manifatturiera in passivo mercato assoggettato alle volubili decisioni di altre aree del mondo su energia, materie prime, tecnologia e, nelle sue intenzioni, anche cibo. Timmermans venne spedito per il bene di tutti a casa ma, con grande disappunto e solo parziale sorpresa, scopriamo oggi che in realtà se Timmermans era l'ideatore, il sognatore di questa Europa distopica, colei che si sta impegnando a trasformarla in realtà è (probabilmente sin dall'inizio) la Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen.
Una persona che vive anche fisicamente - in una bolla separata dalla realtà e che ha scelto di essere circondata da 15/20 tecnocrati ancora peggiori di lei in quanto a conoscenza della realtà, che elaborano proposte imponendole a tutte le altre istituzioni europee, che appaiono al momento in gran parte passive e incapaci di reagire. E così, violando qualsiasi principio di collegialità previsto dai Trattati, la Presidente Von der Leyen, senza nessun confronto con Parlamento, portatori di interessi o con chiunque possa avere idee diverse, ha presentato il 16 luglio le sue proposte per bilancio europeo e riforma della Pac. Scritte in maniera volontariamente opaca, prive di trasparenza, tali che ci vorranno mesi prima di capire la vera entità dei tagli per singolo Stato. In un quadro di bilancio europeo in crescita, la Presidente ha deciso di proporre invece un taglio drastico al bilancio della Pac. Di che entità? E qui comincia il balletto, visto che poco dopo che il Commissario Hansen (secondo fonti ben informate all'oscuro di tutto sino all'ultimo) è andato in Commissione agricoltura dell'Europarlamento dichiarando di aver salvato l'80% delle risorse e ammettendo in tal modo un taglio medio del 20%. Iniziativa questa non gradita alla presidente Von der Leyen che sperava con il gioco delle tre carte (dentro/fuori fondo unico) di gettare fumo sulle cifre. E cominciano anche le interpretazioni più fantasiose nel tentativo di nascondere i danni provocati, come quella che arriva a dire (cosa assolutamente non corrispondente al vero) che i finanziamenti dell'ex Sviluppo rurale non sono stati tagliati, ma solo spostati nel fondo unico extra Pac. Basta infatti leggere l'art. 35 della proposta di regolamento per capire che quasi tutti gli interventi precedentemente finanziati dal secondo pilastro (che oggi non esiste piu!) sono ora considerati pagamenti di sostegno al reddito e come tali rientranti nel plafond dei 295,7 miliardi.
Tornando al taglio medio del 20% annunciato da Hansen, si tratta in realtà del famoso pollo di Trilussa, visto che i valori per singolo Paese potranno essere maggiori. Certo è che tra tagli ed inflazione non recuperata, il valore degli aiuti Pac nel 2034 sarà pari (dati Farm Europe) solo al 57% di quelli del 2020.
Avevamo sin dagli inizi coltivato dubbi che la Vision di pochi mesi fa potesse essere un insieme di buone intenzioni utile solo per distrarre da manovratori che pensavano a come smantellare in segreto la filiera agroalimentare europea. Ora ne abbiamo la certezza.
Insomma, la Presidente Von der Leyen si dimostra totalmente disinteressata all'obiettivo di una Europa forte e coesa e decide di scaricare la responsabilità di tagli e scelte dolorose sugli Stati membri, chiedendo loro di elaborare 27 strategie nazionali e di definire da soli le proprie priorità e semmai contribuire con fondi propri per compensare i tagli (facendo con ciò la felicità dei tedeschi che non contenti protestano per il troppo "europeismo" residuo della proposta).
E per finire, un'ultima ciliegina: mentre Trump invoglia le imprese europee a delocalizzare negli Usa garantendo sconti fiscali, dall'altra la Von der Leyen pensa di racimolare risorse per costituire un proprio tesoretto, tassando le aziende europee con un fatturato di oltre 100 milioni, consegnandole così nelle braccia di Trump.
Insomma, un futuro fatto di meno agricoltura, meno Europa, più tasse al mondo produttivo ed un incentivo alla concorrenza deregolamentata tra Stati membri, in
un momento in cui avremmo avuto bisogno della maggiore integrazione possibile per reagire insieme alla più grande offensiva competitiva rivolta all'Europa dalle altre aree del mondo.*Amministratore delegato Filiera Italia