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Così la riforma della custodia ha "salvato" gli espulsi da Alfano

La normativa votata lo scorso aprile anche da Ncd rende la via del carcere più difficile per i terroristi

Così la riforma della custodia ha "salvato" gli espulsi da Alfano

"Appare evidente che il legislatore abbia voluto, con la modifica introdotta, prevedere che un eventuale pericolo di reiterazione della condotta delittuosa debba sussistere nell’attualità, ossia al momento della valutazione del giudice". Con queste parole, Letizio Magliaro, giudice per le indagini preliminari di Bologna, ha comunicato, il 31 agosto scorso, alla procura del capoluogo emiliano che "in base alla nuova legge sulla custodia cautelare votata dal parlamento ad aprile, rigettava la richiesta del carcere per quattro cittadini marocchini. Gli stessi che successivamente, lunedì 23 novembre, sono stati espulsi dal ministro degli interni Angelino Alfano per motivi legati alla 'sicurezza dello Stato'". Lo riporta Il Fatto.

Grazie a questa legge, che, per inciso, è stata votata anche dal Ncd e dallo stesso Alfano, sono rimasti in libertà Abdelali Bouirki, Abdelkrim Kaimoussi, Mourad El Hachlafi e Said Razek. Nell'ordinanza del Gip, scrive Il Fatto, "'emerge con chiarezza' che i contenuti fanno riferimento all’incitamento e al sostegno 'alla cosiddetta jihad'. Un incitamento dalle connotazioni 'sicuramente inquietanti', che si concretizza 'in inviti alla guerra santa, al martirio personale, all’annientamento dei nemici dell’Islam'. Un incitamento che secondo il Gip 'appare sicura manifestazione di fanatismo religioso islamista sul quale risulta poter attecchire l’attività terroristica'".

Secondo il giudice, però, scaricare materiale legato al jihad da internet, deterno e trasametterlo ad altri non rientra nella categoria di reato.

Eppure, ammettendo che l'attività dei quattro fosse stata valutata come reato, il giudice non avrebbe potuto intervenire, come spiega Il Fatto: "Siccome, nel caso in questione, le perquisizioni risalivano a oltre tre anni prima, mancava la 'attualità' del pericolo che si reiterasse il reato (cioè il presunto addestramento), come richiesto dalla nuova norma sulla custodia cautelare. La stessa interpretazione della nuova norma era stata data qualche giorno fa dalla Procura di Trento che aveva lasciato liberi 7 dei 17 presunti jihadisti arrestati dai colleghi di Roma: anche per i pm trentini non era possibile ricorrere al carcere in presenza di indizi non attuali

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