
La lettera di Donald Trump con cui annuncia dazi al 30% è una doccia fredda per l'Unione europea. Dopo settimane in cui i vertici dell'Ue ostentavano sicurezza sulle trattative in corso con gli Stati Uniti, ieri è arrivato un duro colpo per le speranze di Bruxelles di chiudere in tempi brevi la partita con un accordo non troppo svantaggioso.
Non siamo di fronte alla parola fine delle trattative ma è evidente qualcosa sia andato storto, solo l'altro ieri, rispondendo a una domanda di un'intervista in cui gli si chiedeva se si arriverà a un accordo sui dazi, il Commissario Ue all'Economia Valdis Dombrovskis affermava: "Certamente. Ecco perché continuiamo con impegni intensivi con gli Usa per trovare soluzioni ed evitare un'escalation delle tensioni sui dazi". Eppure, il superamento della scadenza del 9 luglio annunciata da Trump, avrebbe dovuto rappresentare un campanello d'allarme da non sottovalutare ma, dopo la lettera inviata dagli Stati Uniti a Brasile e Canada tre giorni fa, Bruxelles pensava che il mancato annuncio di nuovi dazi significasse un accordo quasi raggiunto. Secondo il Financial Times si era arrivati a un punto di caduta con la stipula di "un'intesa-quadro temporanea" con gli Usa fissando "tariffe reciproche" al 10%. È probabile che non abbia aiutato a chiudere l'accordo la posizione della Francia e di altre nazioni Ue meno esposte alle esportazioni verso gli Stati Uniti rispetto all'Italia e alla Germania. Non a caso il presidente francese Emmanuel Macron, commentando la trattativa, a fine giugno aveva affermato che "la miglior situazione sui dazi possibile tra Stati Uniti ed Europa è dazi zero" aggiungendo "se dovrà essere al 10%, così sarà" ma "se alla fine gli Stati Uniti decidessero di mantenere un dazio del 10% contro la nostra economia, sarà inevitabile una misura di compensazione sui prodotti americani venduti nel mercato europeo". Un irrigidimento nelle trattative che rischia di costare caro alle nostre imprese, anche dovuto a un approccio ideologico contro Trump come testimoniano le parole di Elly Schlein dei giorni scorsi: "I dazi al 10% avrebbero un impatto devastante".
Occorre ricordare che la Ue aveva già ottenuto una proroga rispetto alla prima scadenza fissata al 1 giugno dopo una telefonata tra Ursula Von der Leyen e Donald Trump con il presidente della Commissione Ue che aveva dichiarato: "Per raggiungere un buon accordo, abbiamo bisogno del tempo necessario fino al 9 luglio". La stessa Von der Leyen solo pochi giorni fa aveva aggiunto che l'Unione europea puntava a raggiungere con gli Stati Uniti "un accordo di principio entro il 9 luglio".
Al 13
luglio ci troviamo però con il rischio di dazi sui nostri prodotti al 30%, è innegabile che la trattativa condotta da Bruxelles non abbia funzionato anche alla luce dell'accordo raggiunto dalla Gran Bretagna in pochi giorni.