"Così in Russia le fake news diventano le uniche news"

Il filosofo norvegese Svendsen: "Politica e menzogne sono inscindibili, ma troppe bugie fanno cadere i regimi"

"Così in Russia le fake news diventano le uniche news"

«Le bugie che abbiamo sentito pronunciare da Putin e da Lavrov sono sconcertanti. Anche se non ci aspettiamo di sentire la verità da un dittatore e dal suo lacché, il livello a cui sono arrivati è sconvolgente». Il norvegese Lars Fr. H. Svendsen, professore di Filosofia all'Università di Bergen, si è appena occupato a fondo dell'argomento in Filosofia della menzogna (Guanda).

Nel suo saggio, una parte è dedicata proprio al rapporto fra menzogna e politica.

«Il campione di scacchi Garri Kasparov ha detto: C'è una parola, in russo, per fake news, ed è... news. Come abbiamo visto in questi giorni, chi dice la verità sui media rischia 15 anni di prigione. In questo clima, è ovvio che rimangano solo le fake news e, quindi, esse diventano le uniche news».

La verità diventa pericolosa?

«Sì. La verità è inaccettabile per i tiranni, perché resiste al controllo politico. La verità è la verità. Il fatto che un despota pronunci una frase non significa che sia vera, così come se la maggioranza dice qualcosa: la verità resiste alla politica, ecco perché è così importante».

Per tutti...

«Se vogliamo funzionare come democrazie dobbiamo essere orientati verso la stessa realtà e accettare che ci sia uno standard, che può contraddire o smentire la nostra posizione. I despota vuole eliminare quello standard».

Che tipo di bugiardo è Putin?

«Putin è il bugiardo totalitario tradizionale. A differenza di Trump, che ha lo stesso stile, ma all'interno di una cornice democratica. Il punto è la spaccatura che si crea, l'impossibilità di concordare su fatti elementari perché, ai fini di un dialogo, bisogna essere orientati verso una realtà comune, uno stesso mondo».

Un dialogo Russia-Ucraina è ancora possibile?

«Putin ha dimostrato che non si può credere a una parola di ciò che dice: è molto difficile ragionare su un accordo con qualcuno che mostra un tale livello di inaffidabilità».

Il dittatore, dice nel libro, è «schiavo della menzogna».

«Certo. Il leader dispotico deve mentire alla gente per mantenere il potere; le persone, a loro volta, devono mentire e dire che credono a queste menzogne, per evitare ritorsioni. Alla fine, tutti devono mentire a tutti, e questo cancella la fiducia reciproca: come fai a credere a qualcun altro, in una società del genere?».

Il dominio della menzogna non è anche una debolezza?

«È il tallone d'Achille del tiranno: più è potente, più le persone hanno paura di dirgli quello che non vuole sentire, anche se è la verità; e quindi le informazioni che riceve sono sempre meno affidabili. Questa è una spiegazione del perché Putin abbia preso una decisione così irrazionale come invadere l'Ucraina: ha ricevuto informazioni di qualità così bassa perché le persone intorno a lui gli hanno mentito per salvare sé stesse».

Tante bugie possono far crollare un regime?

«Sì, anche se è difficile dire quando. Ma un livello così pervasivo di menzogne porta a una qualità scarsa della politica, dell'imprenditoria, della produzione, dell'informazione».

In Occidente possiamo

considerarci protetti?

«No. Negli ultimi anni c'è stato un declino della fiducia, della scienza, delle fonti tradizionali di autorità. Anche le basi di fatto su cui condurre la conversazione democratica sono a rischio».

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